Il presidente Ana: «Siamo disponibili a lavorare in estate nei cantieri Vaia»

Sebastiano Favero riconfermato ieri al vertice degli alpini. Continua il pressing per un servizio obbligatorio di 6 mesi
De Agostini Vittorio Veneto Sfilata adunata del Triveneto favaro
De Agostini Vittorio Veneto Sfilata adunata del Triveneto favaro

Con 472, quasi un plebiscito, Sebastiano Favero è stato rieletto per il terzo mandato presidente nazionale dell’Ana. Si è commosso, l’ingegnere del Grappa, classe 1948, all’applauso del Consiglio generale che a Milano gli ha tributato un’ovazione.

La sua storia alpina?

«Ho prestato servizio militare di leva nelle Truppe Alpine al 74º corso Auc ad Aosta (gennaio-giugno 1974), ricoprendo successivamente la carica di sottotenente del 7º Reggimento Alpini Battaglione Pieve di Cadore a Tai di Cadore, da luglio 1974 a marzo 1975, per poi ricoprire l’incarico di vice comandante e, per un breve periodo, di Comandante di Compagnia».

Da quando è scritto all’Ana?

«Già dal 1974. Gruppo di Possagno. Gruppo per il quale ho progettato e realizzato nel 1984 un rifugio sulla Cima Palon (Massiccio del Pasubio) dove negli anni abbiamo riaperto e sistemato 1000 m di trincee, 300 m di gallerie ed appostamenti della prima Guerra Mondiale, quale museo all’aperto».

Portano la sua firma anche altre opere di solidarietà.

«Ho collaborato alla costruzione dell’asilo “Sorriso” in terra di Russia, alla realizzazione di una scuola multietnica a Zenica, in Bosnia, per 800 ragazzi, all’edificazione di un centro di alfabetizzazione e promozione della donna, in Monzambico, di un centro nutrizionale per bambini sottoalimentati e per la ristrutturazione di un edificio destinato a collegio per 36 ragazze».

E poi le opere nel terremoto dell’Aquila e in quello successivo in Centro Italia. Dove purtroppo scontate gravissimi ritardi, non certo per colpa vostra. Non vi è mai venuta la tentazione di mandare a quel paese prima la burocrazia e poi i governi?

«No, perché noi lavoriamo per la gente che ha bisogno».

Ma la pazienza ha un limite. Non so se lei ricorda, ma ancora nel 2013, quando fu eletto presidente per la prima volta, ha posto l’obiettivo della mini naia civile. Sono passati 6 anni e ancora si limitano a farle promesse.

«Sì, è una vergogna. Ma gli alpini sono pazienti. Quel servizio, stia sicuro, lo porteremo a casa».

Sei mesi di servizio obbligatorio per tutti i giovani, ragazzi e ragazze?

«Così abbiamo chiesto. E così otterremo. Abbiamo oggi ragazzi bravissimi a smanettare al computer ma che non sanno nemmeno cos’è un badile».

E voi vorreste insegnare loro ad adoperare il badile, non il fucile?

«Il badile, prima di tutto. Il fucile se vorranno entrare in qualche corpo armato. Il badile perché ogni giorno, in Italia, c’è un’emergenza ambientale e non si sa più come intervenire: nella prevenzione, prima ancora che nella messa in sicurezza quando il disastro è compiuto».

I territori colpiti dalla tempesta Vaia stanno dimostrando, a 7 mesi da quegli eventi, quanto sarebbero urgenti cantieri di questo tipo.

«Ci siamo messi a disposizione del Commissariato per la ricostruzione e quest’estate interverremo con la Protezione civile nei paesi bellunesi del disastro».

Come avete fatto in Friuli dopo il terremoto del 1976.

«Esattamente con lo stesso spirito. Però bisogna essere preparati per farlo. Ecco perché chiediamo la mini naia. Oggi si fa i volontari quando capita. Si improvvisa la generosità, la solidarietà. Ma ci sono situazioni che richiedono di essere professionalizzati. Ci chiamano soldati di pace proprio per questo. Perché siamo sempre soldati, ma di solidarietà».

Su quali fronti interverrete quest’estate nel Bellunese? «Soprattutto quello della riapertura dei sentieri, un nostro classico…».

Si pensi anche ai muli.

«Appunto. Vorremmo ripristinare alcuni importanti sentieri che sono ancora impraticabili a causa degli schianti».

L’associazione Ana quanti soci ha?

«Abbiamo 346 mila associati, di cui 264 mila alpini veri e propri; gli altri sono amici degli alpini, persone comunque che coltivano i nostri valori».

È un’associazione che va all’esaurimento?

«Assolutamente no. Basta vedere la partecipazione che c’è ai nostri raduni. Sempre decine e decine di migliaia di persone». —
 

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