Il prete spese i soldi della perpetua
FELTRINO. Il parroco, la perpetua e la badante. Un arciprete del Feltrino andrà a processo per appropriazione indebita di 30 mila euro di proprietà della collaboratrice della parrocchia. La querela è stata propiziata da una 50enne italiana che da qualche tempo si sta occupando dell’anziana. La procura ha chiuso le indagini preliminari e sta per emettere un decreto di citazione a giudizio. Ci sono stati dei tentativi di trovare un accordo economico tra l’avvocato del religioso, Tiziani, e quello della sacrestana, Rech, (oltre all’amministratore di sostegno), ma le due parti rimangono lontane. Sembra difficile che si possa arrivare a un accordo, nel frattempo manca ancora la data della prima udienza del processo.
Che potrebbe anche non essere l’unico, perché non è escluso che parta una seconda indagine: quella con l’ipotesi di reato di circonvenzione d’incapace a carico della badante. Si sarà approfittata delle condizioni della donna, che ha una novantina d’anni? Una ipotesi che sarà valutata più avanti. Per ora il parroco deve affrontare questo primo processo. L’uomo di chiesa e la perpetua vivevano in parrocchia fin dagli anni Settanta.
La fiducia era reciproca, tanto è vero che era proprio il parroco a controllare il patrimonio della donna. Quello che gli viene contestato è una serie di prelievi dal conto cointestato. Pochi soldi per volta, ma spalmati in vent’anni, fino a raggiungere una quota importante. La donna non si sarebbe mai accorta di niente e avrebbe continuato a operare con il massimo impegno, per mandare avanti la parrocchia e dare una mano al suo datore di lavoro. Quegli ammanchi non l’avrebbero condizionata, né sarebbero stati motivo di discussione.
È andata in pensione e i parenti l’hanno affidata a una badante, che si occupa di lei 24 ore su 24. È stata questa collaboratrice a chiedere una verifica sui beni della sua assistita. Le due sono state in banca o all’ufficio postale e così avrebbero scoperto la mancanza di questi soldi. Hanno incolpato il religioso, che si sarebbe giustificato sostenendo di aver agito sempre nell’interesse della parte offesa. Quei soldi prelevati sarebbero serviti per pagare le sue necessità: la parrucchiera, il vestiario e altre cose. Ma non ne avrebbe approfittato per se stesso o magari per i lavori alla chiesa, questa la sua spiegazione.
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