Il processo dura troppo abuso edilizio prescritto

FELTRE. L’abuso edilizio è prescritto. Il processo a Franco Carazzai, Piera Raveane, Ana Mihalat e Indrit Korri è durato talmente a lungo che ieri mattina il giudice Riposati ha preannunciato che, a sette anni e cinque mesi, dall’accertamento del fatto, non potrà che pronunciare una sentenza di non doversi procedere. Ecco perché ha rinviato al 27 maggio del prossimo anno, quando il pubblico ministero Pesco per prima dovrà chiedere una sentenza in linea, per non parlare dei due difensori di fiducia Roberta Resenterra e Liuba D’Agostini.

Raveane e Mihalat erano stati portati in tribunale dal Comune di Feltre come proprietari dell’immobile e committenti dei lavori di ristrutturazione; Franco Carazzai come direttore e Indrit Korri nel ruolo di esecutore materiale. L’abuso si sarebbe concretizzato nella frazione feltrina di Umin, dove il tetto di un immobile sarebbe stato completamente demolito e ricostruito, ma con l’aggiunta di abbaini con misure superiori a quelle autorizzate, dei solai, delle scale e delle tramezzature interne.

L’inizio dei lavori è stato fissato nel 7 maggio 2012. Oltre a questo, contestata anche la contravvenzione consistita nella modifica o nella trasformazione dei luoghi, in una zona sottoposta a vincolo paesaggistico e ambientale senza la prevista autorizzazione paesaggistica e in mancanza anche di quella sismica.

Quanto ai rifiuti non pericolosi inevitabilmente originati dall’intervento, pari a una quarantina di metri cubi di sassi e calcinacci, sarebbero stati usati almeno in parte per riempire gli scavi e consolidare un accesso a fondo agricolo. Korri da solo doveva rispondere anche di omessa denuncia dei lavori al competente ufficio comunale. —

G.S.

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