Il procuratore Luca ha preso servizio
Il cadorino ha firmato: «Ognuno farà la propria parte perché un magistrato non è più importante di un segretario»
BELLUNO. Passaggio del testimone. Non c’è ancora il primo indagato, ma il nuovo procuratore Paolo Luca ha firmato il suo primo atto: quello dell’insediamento alla Procura della Repubblica di Belluno. Il 63enne magistrato nativo di Pieve di Cadore ha ereditato l’ufficio al secondo piano del palazzo di giustizia da Francesco Saverio Pavone, che è salito da Venezia per salutarlo e augurargli buon lavoro, dopo che dall’inizio dell’anno la reggenza è stata nella toga della facente funzioni Roberta Gallego. C’era anche l’ex presidente del Tribunale, Sergio Trentanovi, che è tornato per qualche minuto a fare il padrone di casa, naturalmente in convivenza con quella attuale Antonella Coniglio.
Una cerimonia sobria e anche abbastanza veloce, davanti ai rappresentanti di tutte le forze di polizia, agli avvocati e al personale amministrativo, che ha avuto un seguito conviviale in una lunga e farcita tavolata nella terrazza di un caffè di piazza dei Martiri. Nessun dubbio su chi abbia pagato il conto: anche molto volentieri, visto il ritorno a casa, dopo le esperienze maturate a Padova e Venezia. Nel pomeriggio, Luca ha preso possesso dell’ufficio, per il quale conosceva già la strada dal momento che nei mesi di attesa erano state diverse le sue visite, per conoscere la squadra dei sostituti procuratori e cominciare ad ambientarsi.
Dopo aver firmato, davanti alla presidente Coniglio, al veterano Giacomelli e alla nuova arrivata Feletto, il procuratore ha preso la parola, ringraziando tutti: «Un ringraziamento particolare ai colleghi della Procura generale di Venezia, che con la loro presenza mi dimostrano una volta di più la loro amicizia e il loro affetto», sottolinea Luca, «e uno a Franco Pavone, la cui presenza mi fa immenso piacere, perché ricevere idealmente le consegne da un magistrato come lui è un privilegio. Non posso nascondere che, in questo momento, sono emozionato: assumo per la prima volta un incarico direttivo (anche per l’ultima) e intraprendo una nuova, importante esperienza professionale. Per una serie di fattori concomitanti, questo avviene a Belluno, la provincia in cui sono nato e ho vissuto i primi anni dell’infanzia. Non era programmata, però è una cosa che ho accolto con molta soddisfazione. Un segno del destino, un cerchio della vita che si chiude, in senso positivo».
Due idee su cosa bisogna fare, affinché la giustizia funzioni in maniera decorosa? «Credo fermamente nel principio dell’obbligatorietà dell’azione penale, che è messo in crisi dalle carenze di organico, soprattutto amministrativo. Mi aspetto un aiuto concreto e la Regione ha già dato la propria disponibilità a sistemare del personale negli uffici giudiziari. Sarà importante il rapporto tra magistratura e avvocatura: qui mi dicono sia ottimo e penso che possa proseguire così. Ognuno dovrà fare la sua parte, perché il ruolo di un magistrato non è più importante di quello di un segretario. Siamo tutti ingranaggi di una macchina che deve funzionare al meglio».
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