Il profugo nigeriano ospite della Caritas spacciava in bicicletta
L’uomo è finito a processo dopo l’arresto a Ponte nelle Alpi. Al termine di un viaggio a Roma aveva con sé quattro chili di droga
PONTE NELLE ALPI. Spaccio in bicicletta, una due ruote arancione vista spesso a Belluno dai carabinieri del Nucleo investigativo. Sunday Christian Asaiki è stato arrestato il 26 agosto 2014 all’uscita di Cadola dell’A27 con 4 chili e 297 grammi di marijuana a bordo di una Hyundai guidata da una donna. La successiva perquisizione a Belluno in una cantina di piazza Santa Maria dei Battuti ha permesso ai militari di trovare altri 366 grammi, oltre a un bilancino. Il profugo nigeriano ospite della Caritas, che mangiava alla mensa dei poveri gestita dai frati di Mussoi, aveva messo in piedi un’attività imprenditoriale basata sullo spaccio dello stupefacente, soprattutto a una clientela minorenne secondo la tesi della procura della Repubblica.
Il processo a “Maku” o “Mako” è cominciato ieri, di fronte al collegio Coniglio, Feletto e Cittolin e promette di non durare molto, perché il difensore dell’imputato Addamiano (in sostituzione di Nicolai) ha acconsentito all’acquisizione dei verbali d’interrogatorio di dieci assuntori e testimoni del pubblico ministero Gallego. Di conseguenza, non sono stati ascoltati in aula, questo significa che tutto si concluderà l’11 aprile, con la concessione delle attenuanti generiche.
L’unica deposizione è stata quella dell’investigatore che ha spiegato le indagini del 2014. Era giunta voce di una capillare attività di spaccio, che si svolgeva tra la stazione ferroviaria, un paio di giardini pubblici e le zone della Posta e del liceo classico Lollino. Servizi di osservazione controllo e pedinamento oltre a intercettazioni di utenze intestate a cittadini cinesi hanno portato ad Asaiki, che prendeva accordi verbali e consegnava in bici.
Nelle conversazioni, l’indagato parla anche di un viaggio a Roma ed è proprio quello che si completerà con il suo arresto. In precedenza, le cessioni erano avvenute ad Auronzo; a Cortina, nella zona della vecchia stazione ferroviaria o nei pressi di un hotel; in un piccolo giardino, sempre dalle parti della stazione e a Ponte, in prossimità di un’area di servizio. I procedimenti penali erano due, ma sono stati riuniti. Ad aprile la sentenza, nel frattempo risulta che la complice sia fuggita in Islanda.
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