Il progettista della terrazza: «Il belvedere toglie auto sotto le Tre Cime»

L’architetto Casagrande spiega la filosofia del balcone panoramico realizzato vicino al rifugio Auronzo e risponde alle critiche di Mountain Wilderness

AURONZO

Tra i pochi progetti realizzati in Cadore per il centenario della Grande Guerra spicca senz’altro la nuova terrazza panoramica costruita sotto il Rifugio Auronzo.

Concepita come un ideale belvedere su tanti siti della Grande Guerra all’ombra delle Tre Cime, sarà inaugurata oggi, ma ha già sollevato le critiche di Mountain Wilderness per l’utilizzo di cemento in un ambiente di alto valore paesaggistico. Ne parliamo con l’architetto Massimo Casagrande, che ha steso il progetto nel 2012.

Architetto, ci risulta che questo progetto, prima di essere adottato dal comune di Auronzo, è partito come iniziativa del Cai.

«La Sezione Cadorina del Cai di Auronzo avvertiva da tempo la necessità di riqualificare i dintorni del rifugio e la prima motivazione del mio progetto era quella di rimuovere le auto collocate in Forcella Longeres, in modo che le persone che stanno per intraprendere un’escursione abbiano la visuale libera sul panorama circostante.

Allora il punto di forza è ridare dignità ed importanza all’escursionista?

«Sì, farlo diventare l’utente privilegiato di uno spazio che abbiamo sottratto al predominio delle auto. La terrazza si identifica come punto di aggregazione per chi sta per intraprendere l’escursione o è appena rientrato, utile soprattutto alle guide alpine o agli accompagnatori di escursionismo. Ma anche come momento di formazione ed informazione, grazie agli espositori dotati di pannelli intercambiabili, coi quali sarà possibile assicurare ai visitatori ogni genere di informazione o approfondimento. Ricordiamoci ad esempio che solo una bassissima percentuale degli escursionisti, che sono per la maggior parte stranieri, ha idea della collocazione geografica e storica delle Tre Cime di Lavaredo».


Che cosa risponde alle critiche mosse da Mountain Wilderness?

«Capisco la posizione di Mountain Wilderness, coerente con la sua filosofia di mantenere vergine la montagna, ma essa non tiene conto della necessità di gestire gli enormi flussi di visitatori che le Tre Cime di Lavaredo attirano ogni anno. Se accettiamo il diritto che l’intera Umanità possa visitare un bene che è stato riconosciuto come patrimonio proprio, allora dobbiamo essere in grado di realizzare le infrastrutture necessarie affinché questo si svolga nel rispetto del bene tutelato, con ordine e decoro. Nel progettare la terrazza non si è voluto perseguire un intento di mimesi, come ad esempio si potrebbe fare, e abbiamo fatto, per un semplice muro di contenimento. La balconata c’è e si dichiara per quello che è e per quella che è la sua funzione. L’uso del calcestruzzo a vista e dell’acciaio, che personalmente ritengo i materiali più idonei e che meglio si inseriscono nel paesaggio dolomitico di alta quota, è anche un richiamo, ulteriormente accentuato nelle forme, alle fortificazioni, casematte e postazioni della Grande Guerra». —
 

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