Il pronto soccorso resta senza infermieri-steward
BELLUNO. Pronto soccorso senza steward. Al San Martino di Belluno sfuma per ora la presenza degli assistenti di sala, i due infermieri professionali che avrebbero dovuto seguire i pazienti, ma anche i loro parenti, in attesa del proprio turno di visita.
Ieri mattina, il direttore sanitario Tiziano Martello è venuto a sapere che i due borsisti che hanno seguito il corso di formazione hanno preferito altre destinazioni rispetto a Belluno: «Uno di loro», sottolinea Martello, «è stato assunto come infermiere da un’altra parte, mentre il secondo ha avuto dei problemi. E così siamo rimasti senza steward».
Steward che avrebbero dovuto prendere servizio dal primo ottobre, affiancando, ma con compiti diversi, i volontari che già da oltre un anno stanno facendo da “trait d’union” tra il pronto soccorso e i pazienti in attesa.
Fin dall’inizio, l’Usl 1 ha incontrato delle difficoltà per il reperimento di queste figure. Infermieri spaventati dalla collocazione geografica delle strutture sanitarie? È possibile, fatto sta che, rispetto alle quattro borse di studio messe a disposizione dalla Regione per ciascuna azienda sanitaria, a Belluno si erano presentati soltanto un paio di laureati. Ma dopo aver seguito il corso di formazione obbligatorio che avrebbe dovuto portarli a prendere servizio a inizio ottobre, ecco arrivare la comunicazione all’azienda: «Ci dispiace, ma non veniamo a Belluno».
«A questo punto chiederemo a Venezia se possiamo usufruire delle figure già formate da altre Usl, per esempio Feltre», aggiunge Martello. «Dispiace, perché ormai eravamo pronti per partire. Pazienza, troveremo una soluzione che alla fine accontenterà un paio di professionisti disoccupati».
Su questa novità del pronto soccorso, intanto, prende posizione anche la referente di Cittadinanzattiva, Ottorina Bompani, che ha notato «tra gli sprechi della sanità proprio la delibera veneta che istituisce gli steward. Quelle risorse potevano essere utilizzate per altri scopi, invece si costringe chi ha studiato tanto per diventare infermiere a svolgere soltanto il compito di assistente. È normale, quindi, che i due laureati destinati a Belluno, abbiano scelto il posto di lavoro che permetterà loro di mettere in pratica ciò che hanno studiato».
Per Bompani «questa decisione della giunta Zaia non vuole altro che dare un maquillage nuovo all’ospedale, ma la cosa più importante è garantire una prestazione celere e di qualità ai pazienti. Le poltroncine colorate o l’acqua gratuita sono belle cose, ma non così necessarie. Sarebbe meglio garantire l’umanizzazione delle cure. Per l’accoglienza c’erano già i volontari».
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