«Il punto nascita va accorpato»
PIEVE DI CADORE. «Le nascite diminuiscono, i punti nascita insicuri aumentano, almeno in Veneto. E tra questi c’è anche Pieve di Cadore». Lo dichiara il consigliere regionale del GM, Diego Bottacin commentando il rapporto “Mamme in arrivo” di Save the Children, secondo il quale nel 30% dei punti nascita della Regione si effettuano meno di 500 parti l’anno, dato che non è in linea con i parametri di sicurezza. E per questo Bottacin ha presentato ieri un’interpellanza, «chiedendo all’assessore Coletto come intenda garantire la sicurezza delle mamme, dei nati e dei nascituri del Veneto, e di sapere quali punti nascita voglia accorpare. Il dato potrà non piacere, ma abbiamo più strutture di quelle di cui c’è bisogno, perché nel 2013 in Veneto sono nati 41.973, cioè quasi 2500 parti in meno rispetto ai 44.403 del 2012 (dati Istat). È innanzitutto una questione che chiama in campo la sicurezza delle madri, dei neonati, ma anche l’uso efficiente delle risorse: i punti nascita con meno di 500 vanno accorpati, così da utilizzare al meglio le risorse umane e tecnologiche a disposizione. Infatti punti nascita con carichi di lavoro così piccoli non garantiscono una guardia ginecologica h24 e inducono ad un maggior ricorso del taglio cesareo».
«Il dato è preoccupante», continua Bottacin, «se nel 2010, in Veneto, i punti nascita sotto i 500 parti l’anno erano 5, nel 2011 erano 6 e sono aumentati fino a 9 nel 2013. Di fatto, non solo il Piano socio sanitario approvato nel 2012 non ne ha chiuso nemmeno uno, ma da allora sono aumentati quelli insicuri. Mi riferisco, ad esempio, a quello di Pieve di Cadore, che nel 2013 ha avuto 109 parti di cui il 43.1% con taglio cesareo, o a quello di Asiago con 131. Ma l’elenco è lungo. Nel 2010», conclude Bottacin, «la Conferenza Stato Regioni indicava a 1000 parti l’anno il numero a cui ogni struttura doveva tendere, procedendo in caso a fusioni e accorpamenti».
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