Il rapinatore di Mier rimane in prigione
BELLUNO. Checco Jolly ha riaperto il bar. Ieri mattina Francesco Dal Farra era di nuovo alla macchina del caffè e alla spina della birra, malgrado l’occhio nero e le ferite all’addome e all’altezza di un orecchio. Il suo aggressore Nicola (al momento non se ne conosce il cognome) rimane in prigione. L’arresto è stato convalidato dal giudice per le indagini preliminari Montalto. Il pm Sartorello aveva chiesto il carcere di fronte alla gravità della rapina a mano armata della sera di Capodanno e carcere sarà per i prossimi mesi.
Cosa rischia indagato. Le ipotesi di reato sono rapina aggravata e lesioni: il rischio è una condanna, che può andare da quattro anni e sei mesi a vent’anni. Bene che vada, con un rito alternativo si può scendere a tre. L’uomo è difeso d’ufficio dall’avvocato Conti, che era di turno domenica. Intanto i 140 euro che la polizia gli ha trovato addosso sono sotto sequestro da parte della polizia, insieme ai 20 che l’indagato ha perso sulla strada di casa, dove è stato rintracciato.
Solidarietà al barista. Dal Farra è conosciutissimo a Mier, soprattutto dopo che ha rilevato l’attività del bar Jolly dal padre Rinaldo. Quando si è diffusa la notizia della sua aggressione, la sua bacheca su Facebook si è riempita di messaggi d’incoraggiamento e il telefonino deve aver scatenato tutte le suonerie possibili. Qualcuno si è presentato di persona, per fargli auguri e farsi spiegare come e perché può essere successo: «Mi hanno chiamato in tanti e c’è chi effettivamente ha fatto un salto qui per rendersi conto delle mie condizioni. L’occhio sinistro è gonfio, pertanto non riesco ad aprirlo completamente e i quattro punti di sutura alla pancia si sentono, ma devo ammettere che mi è anche andata bene, perché pochi centimetri più in basso dell’orecchio e forse non sarei qui a raccontarla. Ringrazio tutti gli amici, che mi hanno cercato e confortato».
Il movente della rapina. Dal Farra ha riconosciuto il suo aggressore, che peraltro non ha fatto davvero niente per nascondersi. Alle 22.30 di domenica, il bar Jolly era già chiuso da un’ora e mezza, ma l’indagato si è fatto aprire con il pretesto di aver bisogno di una bombola di gas gpl. Dal Farra gli ha aperto. «Mi ha colpito con due pugni e, quando ho fatto resistenza, sono stato accoltellato due volte. Era diverso tempo che non vedevo “Nico”: una volta, invece, veniva spesso a giocare con le tre macchinette mangiasoldi che ho nel locale. Mi ha gridato di essersi rovinato con le slot e mi spiego così l’aggressione. È stata quasi una vendetta nei confronti di chi non gli ha impedito di dedicarsi al gioco d’azzardo». Sopra il banco del bar Jolly, c’è un chiaro invito a giocare responsabilmente.
«Adesso ho paura». Tutti vogliono bene a Dal Farra, ma è difficile che tutto questo aspetto basti a proteggerlo: «Non vorrei ritrovarmelo davanti, perché stavolta sono riuscito a disarmarlo e cacciarlo dal locale con un po’ di soldi, ma nessuno mi garantisce che non possa riprovarci, una volta uscito di prigione. Spero che non mi ricapiti una disavventura del genere, non solo per le conseguenze fisiche che ho sofferto e che mi faranno tornare al Pronto soccorso tra qualche giorno per la rimozione dei punti di sutura, ma anche per il grande spavento che ho preso quella maledetta sera. Mai mi sarei aspettato di subire una rapina a mano armata, nel mio locale». (g.s.)
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