Il reddito bellunese fa un balzo in avanti grazie ai pensionati

Terzo posto in Italia per l’incremento, in media 20.800 euro Ma il problema vero resta lo spopolamento della montagna
BELLUNO. A sostenere i redditi del Bellunese ci pensano i pensionati. È il dato che emerge dallo studio del Sole 24 ore pubblicato ieri in cui sono stati presi in esami i redditi del 2007 (quindi in periodo di crisi) e del 2015. Tre i parametri considerati: il reddito medio, il numero dei contribuenti e il reddito aggregato complessivo della provincia.

Reddito medio.
La provincia di Belluno si pone, a livello nazionale, al 3° posto per percentuale di aumento dal 2007 al 2015. In questo arco temporale, infatti, c’è stato un incremento del gettito del 2,69% portandolo a 20.869 euro. Meglio hanno fatto soltanto Potenza (+2.82% con 16.129 euro di reddito) e Bolzano, che è prima (con un + 3,84% e 22.921 euro). «Questo aumento si può imputare», spiega Renato Bressan, segretario dello Spi Cgil che questo tema sta trattando da anni con studi e comparazioni a più livelli, «ai pensionati. Le nostre pensioni, infatti, insieme a quelle di Rovigo, erano le più basse del Veneto anche perché legate soprattutto ad attività agricole, e quindi marginali. Da qualche anno, però, iniziano a farsi avanti i pensionati da lavoro dipendente e quindi mediamente con indennità più alte, anche se i nostri pensionati restano ancora quelli con redditi tra i più bassi in Regione».

Contribuenti.
A calare, negli ultimi otto anni, però, sono stati i contribuenti (-6,39%), un dato che va di pari passo con lo spopolamento con cui deve fare i conti la montagna oltre che con i decrementi naturali in una popolazione fortemente anziana. «Da 220 mila abitanti siamo passati a 206 mila, 14 mila in meno che vuol dire almeno 10 mila contribuenti in meno», prosegue ancora Bressan che aggiunge: «Ma c’è da tenere presente che molte persone non hanno un lavoro per effetto della crisi, oppure sono in mobilità e quindi non hanno reddito».

Reddito aggregato.
In discesa anche il reddito totale dichiarato dai contribuenti della provincia. Quest’ultimo ammonta a 3.319.000.000 euro e ha registrato una flessione dal 2007 al 2015 pari a -3,9%, portando il Bellunese alla 33ª posizione. «Questo significa che in questi anni di crisi tutti quelli che avevano inserito nel proprio reddito anche il patrimonio immobiliare, hanno dovuto dismettere qualche proprietà per far fronte alla crisi. Sono molti, infatti, i protesti e i beni che sono finiti all’asta. Chi più aveva investito in patrimonio immobiliare, più ha dovuto rinunciarvi».

Anche Rudy Roffarè segretario della Cisl è preoccupato per i dati. «Bisogna tener conto della riduzione della popolazione, dell’allungamento della vita e del forte calo dei lavoratori attivi. Da un lato entrano nel mercato del lavoro persone giovani con redditi bassi e precari, dall’altro ne sono uscite persone con redditi da lavoro dipendente più elevato. Anche la creazione di posti di lavoro con nuove partite Iva diminuisce il livello medio dei salari, con la conseguente minore propensione al consumo locale. Si allaga, quindi, la forbice tra chi ha redditi alti e chi li ha bassi. La nota positiva è che i segnali di ripresa del lavoro si stanno confermando, anche tra le fasce giovani».

Ma il segretario Bressan lancia l’allarme: «Il problema vero è che i giovani sono pochi per sostenere il welfare dei nostri anziani e il sistema così non può reggere. Bisogna creare posti di lavoro».

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