«Il restauro della chiesa dà l’ispirazione a tutti noi»

La comunità di Tomo festeggia la fine dei lavori a San Giacomo  dove ieri il vescovo Marangoni ha celebrato la messa di inaugurazione
FELTRE . Comunità di Tomo in festa e grande partecipazione per la messa del vescovo Renato Marangoni che ha inaugurato il restauro della chiesa di San Giacomo, restituita ai paesani al suo antico splendore. Appare luminosa, dopo quattro mesi di lavoro – dal 26 giugno al 28 ottobre – che hanno fatto ritrovare lo stato originale del soffitto e delle pareti grazie all’intervento di ditte, professionisti e volontari locali. Un’operazione alimentata dal contributo di 70 mila euro della Fondazione Cariverona (ieri rappresentata da Cesare Lasen) e del Comune (presente l’assessore alla cultura Alessandro Del Bianco), che ha destinato alla parrocchia 15 mila euro, una quota degli oneri di urbanizzazione a favore delle opere concernenti gli edifici religiosi.


«È una circostanza che segna l’impegno della comunità», le parole del vescovo. «Mantiene vivo il senso della bellezza, che appare in tutta la sua originalità in una forma limpida e capace di dare senso alla spazialità. Ma non è solo qualcosa di formale, perché scaturisce da dentro ognuno di noi. Restituire la chiesa com’era una volta è come ritrovare l’ispirazione per cui ci diamo appuntamento qui, con tanta riconoscenza per chi ci ha preceduto». Ad occuparsi della progettazione è stato l’architetto Andrea Zuglian e il restauro è stato eseguito dall’impresa Riva Marco & C. «È stato un intervento abbastanza lungo e laborioso. Per il restauro conservativo sono stati utilizzati esclusivamente materiali naturali», spiega Massimo Riva. «Nella parte alta sono stati ripuliti i dipinti, così come i colori delle volte a crociera. Nella parte bassa sono stati eliminati gli intonaci».


Le superfici ottocentesche risultavano ricoperte da tinteggiature a smalto e pittura risalenti agli anni Settanta che andavano rimossi in maniera accurata. Ma «i problemi più grossi sono stati trovati nella volta dell’abside, dove i colori avevano perso il legante e bastava sfiorarli perché rimanessero sul pennello. Per il resto, la chiesa era bella già prima e abbiamo solo cercato di riportarla all’aspetto originale». La ditta Scopel Maurizio ha collaborato per il ripristino dell’impianto elettrico e audio, l’impresa La Cenerentola ha fatto le pulizie finali, il gruppo alpini ha aiutato nella rimozione dei banchi e per allestimenti vari prima del restauro e alcuni volontari hanno riposizionato il pavimento originale in legno e ricollocato i banchi. Molto soddisfatto il parroco don Valerio Maschio, appassionato alle opere d’arte in genere, che ha ringraziato tutti coloro che hanno contribuito, sottolineando come «questo edificio mostra la capacità e la sensibilità della nostra comunità, oggi come in passato».


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