Il ricordo della lotta per lo Statuto Veneto
BELLUNO. Sono in molti ad aver ricordato Sergio Reolon ieri, durante i suoi funerali. A presentarli uno ad uno è stato il nipote Luca De Zolt, dopo una breve introduzione che ha citato l’impegno politico di Reolon nella costante tessitura di legami. Dopo di lui ha preso la parola Bruno Pigozzo, vice presidente del consiglio regionale del Veneto, dove Reolon ha lavorato da consigliere per cinque anni. Pigozzo ha ricordato l’uomo delle istituzioni: «Di grande responsabilità, spiccato senso critico, schietto, puntuale e costruttivo. Capace di arrivare alla sintesi più alta, Reolon amava la montagna, ce l’aveva dentro e si è prodigato per essa».
Per Lucio Tiozzo, già presidente del gruppo del Pd in consiglio regionale, «Reolon era la montagna e aveva uno sguardo panoramico, capace di cogliere le evoluzioni della società e i cambiamenti bellunesi, senza perdere di vista la realtà più ampia. Per noi consiglieri lavorare con lui è stato un onore e una lezione di vita». Tiozzo ha ricordato anche il Reolon dirigente delle Cooperative, la sua difesa verso le fasce deboli e il mondo agricolo: «Con un grande sforzo nei confronti di chi non capiva». Inoltre la passione straordinaria nei rapporti umani, ma l’opera più importante fatta da Reolon in Regione è stata quella (da vice presidente della commissione) per il nuovo Statuto veneto: «Vi ha contribuito con sguardo lungo, affinché lo Statuto fosse uno strumento anche per le esigenze di autonomia del Veneto, uno Statuto che va attuato senza condirlo con il populismo».
Toccante il contributo di Marcella Morandini, direttore della Fondazione Dolomiti Unesco, che ha parlato della capacità di Reolon di governare i cambiamenti per non esserne travolti, la determinazione, l’impegno civile, il coraggio e il senso per la bellezza.
Di tenore molto più personale il ricordo di Irma Visalli, assessore di Reolon in Provincia. Visalli ha ammesso: «L’onda in piena di ricordi e sentimenti pensando all’amico presidente che ci ha insegnato tanto, portando un’ondata innovativa e pionieristica». Inevitabile pensare al timore che la fame di pianificazione per il futuro di questa provincia possa aver portato a una sconfitta elettorale, perché “troppo avanti”: «Non mi pento di nulla», disse Reolon.(i.a.)
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