Il rosario del Duemila è di design

Colori fluo, oggetti di uso quotidiano trasformati in corone: in mostra a Venezia

VENEZIA. Si posava una corona di rose sulla statua della Vergine, nella speranza che le preghiere arrivassero al cielo con lo stesso profumo. Per questo chiamiamo rosari le collane che tengono il conto delle “Ave Maria” recitate in compagnia nel mese di maggio, o nei momenti di solitudine in cui girare e rigirare fra le dita cinque decadi di grani porta conforto.

Nel XXI secolo, il rosario diventa un oggetto di design: un totem, una corona di pane, una candela, una combinazione di materia da vivere e toccare a metà fra il corpo e lo spirito, nella sua secolare funzione di “conta-preghiere”. Venerdì 9 novembre alle ore 17 inaugura, a Studio Laboratorio 2729 (In calle lunga San Barnaba), la mostra “Aveamen – design per lo spirito”, che racconta il rosario degli anni Duemila fra simbolismo, design e sperimentazione. Da un’idea di Labìt Architetti Associati in collaborazione con l'azienda Larca Srl, 27 creativi hanno ripensato il rosario a modo loro, dall’industrial design all'architettura e alla grafica, passando per l'arte, la musica e la comunicazione video.

I progetti fanno riflettere sul tema dell’oggetto sacro e del design: dalle sue interpretazioni più barocche e ironiche a quelle che ricercano l’immaterialità dell’essenza. L'esposizione vedrà il contributo di molte idee che esplorano il campo della meccanica (la “macchina” di Atelier Blumer), della musica contemporanea (la composizione di Lomazzi e Calderoni) e del cinema (con il video di Meneghini e Mantovani).

Lo studio Labìt, di Francesca Basaldella, Mauro Cazzaro, Massimo Checchin, incrocia in modo trasversale i diversi ambiti progettuali. La mostra si visita fino al 25 novembre, dalle 9 alle 19.

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