«Il settore edile è sull’orlo del baratro»
BELLUNO. «Siamo tutti Albino De Cian». Il presidente di Ance Belluno, Domenico Limana ricorre a una citazione kennediana per commentare quel che sta accadendo al settore dell’edilizia, il più provato dalla crisi economica.
La notizia di imprese a corto di liquidità e quindi in difficoltà o addirittura impossibilitate a pagare gli stipendi, non sorprende più di tanto gli addetti ai lavori. Alla carenza di nuove commesse, infatti, si aggiungono i ritardi nei pagamenti da parte dei privati, ma soprattutto della pubblica amministrazione, senza scordare le vessazioni che gli imprenditori sono quotidianamente costretti a subire.
Le conseguenze sono pesanti. «Sembra che tutti siano contro il nostro settore», afferma Domenico Limana, «e che a nessuno interessi salvare le imprese edili, che pure danno lavoro a migliaia di persone. È giusto scendere in piazza per chiedere interventi a favore dell’Acc, dell’Ideal Standard o dell’Electrolux. Ma non bisogna dimenticare che ci sono tante altre piccole e medie imprese, soprattutto nel nostro comparto, che sono con l’acqua alla gola e che, prese tutte insieme, hanno un numero significativo di dipendenti».
«Dal governo Monti in poi», aggiunge il presidente di Ance Belluno, «non c’è stato alcun provvedimento a favore delle nostre aziende, anzi. Si è contribuito ad affossare un settore strategico già in crisi. Basti pensare all’indecoroso caos sull’Imu e al terrore psicologico che è stato alimentato su questo tema».
L’altra nota dolente riguarda le banche, e non solo per le difficoltà nell’accesso al credito per privati e aziende. «Le banche», sostiene Domenico Limana, «dovrebbero essere a fianco delle imprese nel pretendere misure concrete per il rilancio del mercato immobiliare, visto che corrono il rischio di trovarsi con immobili che non riescono più a vendere».
Ma, allora, che cosa servirebbe al settore per uscire da questa crisi? La risposta del presidente di Ance Belluno è riassumibile in una sola parola: soldi. «Servono contributi a fondo perduto per chi vuole costruire o ristrutturare la casa con sistemi che garantiscono il tanto sbandierato risparmio energetico», spiega ancora Limana. «Per quel che riguarda l’edilizia pubblica, servono opere da realizzare, oltre a tempi certi nei pagamenti. Senza un’iniezione di liquidità e di ottimismo, per il nostro settore non c’è via d’uscita da questa crisi».
«Se non arrivano risorse economiche qui si chiude tutto. Non possiamo andare avanti pensando che un lavoratore costi all’azienda il doppio di quanto lo paga. Le tasse sono tante: un conto è lavorare e un altro è guadagnare. Qui non ce la facciamo più», continua Limana, che se la prende anche con la burocrazia che tante volte impedisce in tempi rapidi di intervenire. Vista la situazione attuale, superare questo ostacolo potrebbe rappresentare un modo per rilanciare il comparto: «Se dovessi fare un intervento su un tetto per togliere la neve, tanto per rimanere in tema, in attesa di fare tutte le carte e i documenti necessari per eseguire quest’opera, il tetto sarebbe già crollato. È un esempio portato al limite, ma che rende bene come siamo messi in questa provincia e in Italia. È inutile fare le battaglie per l’autonomia: quello che serve è essere tutti uniti per rivendicare i finanziamenti veri per fare i lavori anche nel settore pubblico. E nel privato diamo un premio a chi costruisce in un certo modo».
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