Il sindacalista Diego Pauletti pedinato e licenziato dalla Piave Maitex
FELTRE
Si conclude nel peggiore dei modi la vicenda legata alla Piave Maitex e al suo provvedimento avviato contro Diego Pauletti, dipendente da 39 anni e rappresentante sindacale della Filctem Cgil.
Lunedì Pauletti si è visto licenziare dall’industria tessile feltrina di proprietà del presidente di Confindustria, Luca Barbini, dopo una lunga trafila fatta di richiami, cause e persino pedinamenti affidati a un investigatore privato.
Il sindacato, però, non è disposto a scrivere la parola fine su questa storia: «Non c’è dubbio che impugneremo questo provvedimento assurdo e mirato a limitare la libertà di espressione e di attività sindacale del nostro compagno», spiega Denise Casanova, segretaria Filctem di Belluno, «evidentemente il fatto di veder riconosciuti da un giudice i propri diritti non bastava e a qualcuno non è piaciuto il fatto che Diego avesse vinto la causa mossa dall’azienda dopo alcune sue dichiarazioni a mezzo stampa».
Già, perché tutta la vicenda era nata dopo un’intervista a Pauletti nella quale il sindacalista – che ha ricoperto anche incarichi a livello provinciale in ambito politco, da Sel a Sinistra Italiana – invitava i vertici aziendali a puntare sul sugli investimenti e sull’Industria 4.0 con l’aiuto di tutti i lavoratori per rilanciare lo stabilimento. Una presa di posizione che non era piaciuta alla direzione, tanto da spingerla ad avviare una causa verso il dipendente che da 28 anni fa parte della rsu dell’industria tessile feltrina.
«La sentenza ha dato ragione a Diego», spiega Denise Casanova, «ma quando ancora era in corso il procedimento, forse prevedendone l’esito, l’azienda lo ha fatto pedinare da un investigatore privato per contestargli l’uso improprio dei permessi sindacali e arrivare a licenziarlo, un’azione che dimostra un accanimento incredibile verso il lavoratore, che in diverse occasioni si è anche sentito preso di mira e perseguitato senza capire chi lo stesse seguendo».
I pedinamenti sono cominciati a ridosso della sentenza in giugno e sono andati avanti per diversi mesi fino al 22 ottobre: «Sono arrivato a sporgere due denunce contro ignoti perché mi sentivo seguito e in alcuni casi ho temuto che qualcuno provasse a farmi del male», spiega Pauletti, a cui mancano tre anni per andare in pensione e che all’attività sindacale ha da sempre affiancato un intenso impegno in politica, «inizialmente pensavo fosse per la mia attività politica, invece poi ho scoperto che si trattava di un controllo dei miei spostamenti durante i permessi sindacali».
Tra gli episodi segnalati dall’investigatore c’è anche un caffè preso durante una pausa ad una riunione sindacale in compagnia della stessa segretaria Filctem: «Figuriamoci se durante una giornata di discussioni si può contestare un caffè al bar, tra l’altro in compagnia di altri membri del sindacato», tuona Denise Casanova, «con questo ennesimo affronto viene meno la libertà del sindacato: i tempi delle riunioni e le parole di un sindacalista devono essere libere. Tutta la Cgil è al fianco di Pauletti e ora valuteremo le azioni da intraprendere all’interno dell’azienda e delle altre che si uniranno per solidarietà».
Dal canto suo il presidente degli Industriali ieri non ha commentato e si è limitato a far sapere che valuterà se e come intervenire. —
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