Il sindaco di Longarone Roberto Padrin assolto da tutte le accuse

Era a processo per la collaborazione con Longarone Fiere, per i giudici il fatto non sussiste
Di Irene Aliprandi

LONGARONE. Assolto perché il fatto non sussiste. Si è concluso ieri mattina il processo a carico di Roberto Padrin, sindaco di Longarone e Castellavazzo, accusato di abuso d’ufficio e falso per essere stato l’addetto stampa di Longarone Fiere, società nella quale il Comune di Longarone ha una partecipazione al 21,54% delle quote.

Padrin è stato assolto con formula piena e il collegio formato dai giudici Antonella Coniglio, Elisabetta Scolozzi e Cristina Cittolin ha anche emesso le motivazioni contestuali alla sentenza, spiegando perché il caso Padrin non rientra tra quelli previsti dal decreto legislativo 267/2000 che vieta agli amministratori locali di ricevere incarichi all’interno di enti o società controllate.

L’accusa, mossa dall’ex procuratore Francesco Saverio Pavone a fine 2015, era partita da una denuncia presentata dall’ex consigliere di opposizione (e ex candidato sindaco) Celeste Levis e si riferiva al periodo tra il 2009 e il 2014, anno in cui Padrin ha lasciato l’incarico a Longarone Fiere. Padrin decise di interrompere il rapporto di collaborazione, nonostante avesse ricevuto due pareri legali confortanti, il primo dall’Anci e il secondo dall’avvocato Gaz per la Prefettura. Secondo i due esperti, non c’era incompatibilità tra il ruolo di sindaco e quello di addetto stampa, almeno non nel caso di Padrin e i giudici del Tribunale di Belluno, con l’assoluzione di ieri, lo hanno confermato.

Il primo motivo sta proprio nel tipo di contratto: Padrin non è mai stato dipendente della Fiera, ma solamente collaboratore. Il secondo motivo riguarda il rapporto di forza tra il Comune di Longarone e gli altri 13 soci della Fiera: il Comune è socio di maggioranza, ma non ha una quota sufficiente ad esercitare un potere di controllo sulla società, nè a condizionare le decisioni assunte nell’ambito dell’assemblea dei soci.

Infine, non configurandosi l’abuso d’ufficio non sussiste nemmeno il falso e soprattutto manca il dolo, visto che Padrin ha chiesto due pareri ad esperti legali per approfondire la questione, arrivando anche a sciogliere il contratto di collaborazione con la Fiera pur di evitare quell’incompatibilità che gli esperti avevano già escluso.

Da qui l’assoluzione piena per il sindaco con il dissequestro e la restituzione di tutto il materiale sequestrato a Padrin durante le indagini.

Attraverso il suo avvocato Maurizio Paniz, Padrin aveva fatto un accordo con il procuratore per la semplificazione del processo, con l’acquisizione di tutti gli atti disponibili nel fascicolo del pubblico ministero. Durante la discussione, il pm Marco Faion (che ha ereditato il processo da Pavone) aveva chiesto la condanna del sindaco di Longarone e Castellavazzo a nove mesi.

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