Il sindaco Padrin finisce a processo per abuso d’ufficio
LONGARONE. O fai il sindaco o fai l’addetto stampa della Fiera. I due ruoli sono incompatibili, a detta della procura della Repubblica. E il primo cittadino di Longarone, Roberto Padrin è stato rinviato a giudizio dal gup Sgubbi per abuso d’ufficio e falso in atto pubblico, accogliendo così la richiesta del procuratore Pavone. La prima udienza del processo è stata fissata per il 24 febbraio, di fronte a un collegio di giudici. Padrin è difeso dagli avvocati Maurizio Paniz e Casciarri.
L’abuso d’ufficio consisterebbe nel fatto che il sindaco si sarebbe assicurato un ingiusto guadagno economico, firmando una serie di contratti Co.co.co. (collaborazione coordinata e continuativa) con l’ente Longarone Fiere srl, anche dopo aver vinto le elezioni. Prima delle amministrative non c’erano problemi; dopo bisognava tenere conto del fatto che il Comune è socio di maggioranza relativa con il 21,5 per cento delle quote dell’ente. Il comma quinto del decreto legislativo 267 del 18 agosto 2000 dice che «al sindaco e al presidente della Provincia, nonché agli assessori e ai consiglieri comunali e provinciali è vietato ricoprire incarichi e assumere consulenze presso enti e istituzioni dipendenti o, comunque, sottoposti al controllo e alla vigilanza dei relativi comuni e province».
Controllore e controllato non possono essere la stessa persona, altrimenti si commette un abuso d’ufficio. I fatti contestati sono tra il 21 settembre 2009, il giorno della vittoria elettorale e il 31 dicembre 2014, quando il rapporto di lavoro è decaduto. Secondo l’accusa, Padrin si era inizialmente dimesso, ma poi ha sottoscritto un altro contratto, dopo essere stato rassicurato da alcuni pareri legali. Il falso in atto pubblico consisterebbe nel fatto che l’attuale vicepresidente della Provincia avrebbe attestato falsamente nella dichiarazione sostitutiva di certificazione allegata alla delibera del consiglio comunale numero 46 del 14 giugno 2014 di non trovarsi in alcuna situazione tale da impedirgli di essere eletto o di incompatibilità con la carica di sindaco, mentre risultava essere collaboratore contrattualizzato della fiera e, pertanto, sottoposto al controllo del Comune. Le indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo di Belluno, sollecitate anche da una serie di esposti del capogruppo della minoranza Celeste Levis hanno interessato Corte dei Conti, Ispettorato del lavoro e Prefettura e si sono svolte sugli accertamenti della Direzione territoriale del lavoro, sulla documentazione che attesta rapporto di lavoro e retribuzione. La scelta del dibattimento indica la possibilità di dimostrare la propria innocenza.
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