Il sindaco: «Un progetto per le lapidi»

Nel suo discorso ufficiale Roberto Padrin si è impegnato a intraprendere un percorso di conservazione e di tutela dei cippi

LONGARONE. Le vicende di attualità, in particolare il destino delle vecchie lapidi, sono state protagoniste della commemorazione civile per il 53° anniversario della strage del Vajont.

Nell’orazione ufficiale, il sindaco di Longarone Roberto Padrin, al cimitero monumentale di Fortogna, è intervenuto sulla questione delle vecchie lapidi ma ha parlato anche del terremoto del centro Italia.

«Cosa fare delle lapidi rimosse in occasione della riqualificazione del cimitero che raccoglie le vittime del Vajont. È questa una domanda che mi sto ponendo da anni, ascoltando le opinioni dei superstiti, dei sopravvissuti e anche la mia sensibilità. Mi rendo conto delle oggettive difficoltà per dare una sistemazione e renderle elemento di memoria. Nei giorni scorsi quelle due pagine del Corriere delle Alpi, scritte da Francesco Dal Mas sull’argomento, mi hanno fatto meditare ancora su questo punto. Mi sono convinto, infatti, che tutto quanto ha segnato la tragedia, prima e dopo, così come tutte le attività che sono state incanalate entro percorsi di ricordo, non possano cadere nell'oblio. Dobbiamo, invece, conservare perché le comunità future possano capire quanto è accaduto col Vajont. Per questo dichiaro qui il mio impegno a intraprendere un percorso di conservazione e di tutela di questi cippi. Un percorso da fare attraverso il coinvolgimento di tutte le componenti della nostra amministrazione comunale, dei sopravvissuti e dei superstiti, alla ricerca di una soluzione condivisa. Tra un anno quindi, ancora in questo luogo, vorrei poter annunciare il progetto di conservazione perenne e totale delle lapidi rimosse».

«Sono sempre più convinto che anche cancellare, seppur piccoli pezzi di memoria rappresenti una superficialità e una mancanza di attenzione verso quanti la possono coltivare fruttuosamente. Il dolore può essere anche elaborato ma la memoria non può essere e non deve essere mai rimossa».

Il sindaco nel suo intervento ha parlato anche del terremoto. «Sono stato personalmente a visitare le comunità devastate di Amatrice, Arquata e Pescara del Tronto, Accumoli. Negli sguardi delle persone sopravvissute ho colto la dignità che anche le nostre comunità hanno sempre, rigorosamente, mantenuto. Persone che non potranno tornare nelle loro case e che dobbiamo tentare di aiutare, come altri per noi si mossero nel 1963. E proprio la solidarietà che ha animato quanti accorsero qui all'indomani del disastro del Vajont, a prestare soccorso e a contribuire alla nostra rinascita, l'ho potuta ancora una volta vedere in quelle terre. Ma se da un lato la solidarietà è uno dei valori più grandi che ci ha trasmesso il Vajont, dall'altro non possiamo, ancora una volta, rimarcare quanto poco sia stato raccolto, dalla sua lezione in materia di prevenzione e sicurezza ambientale».

È anche questo un tema ricorrente, quando si parla del Vajont. E cioè che le tragedie sembrano non insegnare nulla. «La scuola di Amatrice semidistrutta, nonostante sia stata da poco oggetto di un intervento di riqualificazione sismica, ci deve far riflettere, non per colpevolizzare alcuno, ma perché è dovere di tutti i livelli istituzionali fare in modo di intervenire prima che accadano simili tragedie. Sarà ormai diventato anche solo uno slogan, ma è evidente che “prevenire sia meglio che curare”. È un concetto che esprimo spesso, è successo anche un anno fa da questo leggìo, e lo ripeto: poniamo attenzione verso la sicurezza dei territori che viviamo, affinché non ci si debba trovare a subire altri dolori, per superficialità o omissioni».

Padrin ha ricordato inoltre Gianfranco Trevisan, medico condotto del Vajont, morto 50 anni fa durante l’alluvione. E ha dato conto delle procedure per la candidatura del fondo processuale del Vajont nel registro della memoria Unesco, portata avanti con un’azione congiunta tra Fondazione Vajont, Archivi di Stato di Belluno e L’Aquila e associazione Tina Merlin: entro il prossimo anno si avrà l’esito dell’iter. Infine i gemellaggi, quello con il brasile con la cittadina di Urussanga che pochi giorni fa ha festeggiato i 25 anni ma anche con tante comunità italiane unite da episodi disastrosi o di solidarietà come Bagni di Lucca, Caerano San Marco, Tesero e Fossalta di Piave, presenti con le loro delegazioni.

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