Il soccorso alpino: «Giocondo ha camminato 2,5 km in zona impervia»
L’amore, la tenacia e l’istinto della figlia nel cercare il papà scomparso sono arrivati dove si erano fermate la logica e la razionalità con cui erano state condotte le ricerche. Giocondo Ghirardo, l’ottantenne cercatore di lumache di Vittorio Veneto scomparso l’8 giugno 2018, «ha camminato per circa due chilometri e mezzo in territorio impervio da dove aveva lasciato la macchina, superando due frane che sarebbero state impegnative da passare anche per un giovane. Un po’ lontano dal target che pensavamo in base all’età e alle indagini». A dirlo è il delegato del Soccorso alpino della zona Dolomiti bellunesi Alex Barattin, dopo il ritrovamento avvenuto venerdì in Val Tovanella, sopra Ospitale.
«Quando si organizzano le ricerche bisogna ragionare in modo razionale», spiega Barattin, «seguendo una logica basata su dati oggettivi, ma ogni tanto c’è poco di razionale in quello che succede». E Monica Ghirardo, insieme al suo compagno Lucio Cipriani, due giorni fa ha deciso di andare anche oltre le due frane che interrompono un sentiero irto, in particolare la seconda molto difficile da superare.
Le ricerche ufficiali si erano fermate prima, «sulla parte più bassa della Val Tovanella, fino a dove era presumibile che una persona fosse salita», osserva il delegato del Soccorso alpino Alex Barattin. Che aggiunge: «Abbiamo ragionato su dati oggettivi, in base all’anamnesi fatta con la famiglia (cioè la raccolta di tutte quelle informazioni, notizie e sensazioni che potessero aiutare i soccorritori), tenendo in considerazione l’età, il dislivello, la quota, la cella telefonica, dove aveva lasciato l’auto e quello che faceva da giovane».
Niente di tutto questo aveva fatto presupporre che l’anziano cercatore di lumache avesse potuto spingersi tanto in là. «Le ricerche sono così, si deve partire da una serie di elementi oggettivi. Casera Fason era il luogo dove andava da giovane e abbiamo concentrato là le ricerche».
Giocondo Ghirardo era scomparso sopra Davestra e lo avevano cercato per diversi giorni, mettendo in campo, oltre alle squadre di volontari sul posto, anche i droni, i robot subacquei e i cani molecolari. Invece si trovava in mezzo a un bosco, fuori sentiero, in località Pescoltre, una valle laterale della Val Tovanella, verso Ospitale. Due ore di cammino dal punto in cui aveva parcheggiato la macchina.
«Per fortuna la figlia, grazie alla sua tenacia, è riuscita a trovarlo. È stata bravissima e siamo contenti. Adesso ha possibilità di metabolizzare la morte», osserva Barattin. «Con il senno di poi, si può pensare che se avessimo spostato le ricerche lo avremmo trovato, ma se torniamo indietro, era molto remota quella postazione».
Anche recentemente era stato fatto un ulteriore tentativo da parte del Soccorso alpino. «Avevamo fatto un’ispezione venerdì, d’accordo con la famiglia», racconta Alex Barattin. «Neve non ce n’era più e abbiamo dato un’altra occhiata, guardando il versante della Val Tovanella dove poteva essere andato a camminare». —
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