Il sovrintendente Tinè: «Sì al collegamento Comelico - Pusteria, ma tuteleremo il colle dei Colesei»

Ci saranno i vincoli su Auronzo e sui paesi del Comelico «ma per valorizzare i siti non per renderli un museo»

Per il collegamento sciistico tra la Valgrande e la Val Pusteria “si troverà una mediazione”, salvaguardando però il Colle dei Colesei: parola di Vincenzo Tiné, soprintendente per il Paesaggio dell’area metropolitana di Venezia e le Province di Belluno, Padova e Treviso.

È la prima volta che Tiné palesa il suo pensiero sul discusso impianto. E, a margine della prima festa delle Colline Unesco a Pieve di Soligo, conferma che il vincolo paesaggistico sarà presto decretato su Auronzo ed il Comelico ma – tiene a rassicurare – sarà esclusivamente un momento di valorizzazione delle comunità.

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Martedì, al ministero dei Beni Culturali, i sindaci dei territori si incontreranno con il ministro Franceschini per verificare la possibilità di evitare l’imposizione del vincolo. Lei ci sarà?

«Per la verità non ne sapevo nulla. Sono a Genova. Posso solo anticipare che andremo a concludere questo vincolo. Saremo a Roma la prossima settimana per chiudere la procedura e poi il provvedimento sarà operativo».

Allora conferma che le comunità locali non potranno liberarsi di questa ulteriore tutela.

«Per quanto ci riguarda sì, non so poi quali saranno le scelte politiche ma ribadisco che le prescrizioni saranno orientate esclusivamente alla valorizzazione di questo patrimonio prezioso rappresentato dalla Valgrande, da Misurina, da Auronzo e da tutti i Comuni del Comelico. Da parte nostra ci saranno delle norme chiare su che cosa si può fare e che cosa non si può fare. L’obiettivo è quello di salvaguardare al meglio il comprensorio che, per tanti aspetti, è ancora una delle poche aree non contaminate delle Dolomiti».

Il vincolo sarà generalizzato su questo territorio?

«Vincoleremo specificatamente alcuni punti di grandissima rilevanza, a cominciare, ad esempio, dal Colle dei Colesei che è un sito di straordinaria bellezza, un’oasi nell’oasi delle Dolomiti».

Quindi non è vero che la Soprintendenza per cedere sul collegamento è ricorsa ai nuovi vincoli?

«Non c’è collegamento, mi scusi il bisticcio di parole, tra i due fatti. Il vincolo, lo ripeto, ha esclusivamente l’obiettivo di valorizzare il territorio, non solo di proteggerlo tanto per proteggerlo. Tuteliamo il Colle dei Colesei perché è una delle poche aree rimaste al di fuori del circuito sciistico, turistico, residenziale, speculativo; una zona che va valorizzata per il suo paesaggio ancora integro. La Soprintendenza vuole condividere con gli enti del territorio, quindi con le popolazioni, la necessità di salvaguardare quest’oasi, concentrandosi appunto su aspetti di grandissimo rilievo naturalistico».

Quindi il collegamento così voluto da tanti bellunesi non si farà mai?

«Io penso che si possa assolutamente trovare un equilibrio tra la valorizzazione turistica, le piste da sci e il rispetto dei valori naturali e paesaggistici. Il vincolo dice semplicemente: “questa zona è individuata come zona sensibile di rischio”, niente di più».

Ci faccia capire, piste ed impianti li autorizzerete o no?

«Sul Colle dei Colesei no, ma siamo pronti a trovare un’altra soluzione. Abbiamo considerato con gli architetti della Soprintendenza possibili situazioni un pochino diverse da quelle progettate e programmate. Ritengo dunque che le piste da sci si faranno e, al tempo stesso, riusciremo a preservare quell’unicum che è il Colle dei Colesei».

Le soluzioni le troverete da soli o condividendole almeno con il Comune di Comelico Superiore?

«Ovviamente le condivideremo».

C’è chi, sempre a Comelico Superiore, dice che l’impianto non si può fare se non sul Colle dei Colesei.

«Ripeto che nella stessa zona si possono realizzare le piste, seppur in maniera diversa, con alcuni accorgimenti».

Dica la verità, riuscirete a trovare un’intesa anche con gli altri Comuni, questa volta sui vincoli paesaggistici?

«Mi auguro di sì, se ci confronteremo in profondità sul significato di vincolo che è la valorizzazione del sito, non la museificazione. È una cultura nuova che deve affermarsi e, d’altra parte, a Cortina come a Feltre si sta già operando in questo senso».

Sì, ma con quanta fatica. Per ogni intervento bisogna chiedere un sacco di autorizzazioni.

«Cercheremo di snellire le procedure. Ma chi ne guadagna, di questo bisogna esserne consapevoli, è la comunità locale perché il paesaggio viene oltremodo valorizzato». —


 

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