Il suono della raganella ha accompagnato i riti del venerdì santo
CENTRO CADORE
La raganella, uno strumento del Medioevo usato ancor oggi nelle comunità parrocchiali del Cadore. Rispettata anche quest’anno l’antichissima tradizione; il suono della raganella ha accompagnato le celebrazioni del venerdì santo, sostituendo come da prassi le campane.
Così dal Comelico, passando per l’Oltrepiave e scendendo in Centro Cadore, il canto delle “racole” ha invaso i vari paesi a mezzogiorno di venerdì e durante i riti, rigorosamente a porte chiuse e trasmessi online, della passione del Signore. A Padola le raganelle hanno addirittura accompagnato parroco e crocifisso in un inusuale processione per le vie del paese. Raganella o i più dialettali racola e batola. Sono tanti i nomi che questo antico e inusuale strumento assume nei vari paesi. Il tutto si riassume in un idiofono a suono indeterminato, in legno, che produce suoni brevi e secchi tramite la rotazione di una lamina flessibile che viene raschiata da una ruota dentata fissata su un manico o una manovella. Con la tipologia a manovella chi la suona può inoltre controllare le dinamiche e la fluttuazione tremolata del suono.
L’origine di questo strumento è incerta, si presume che fu inventata da Archita di Taranto. Nel Medioevo la raganella era diffusa in buona parte dell’Europa, dove veniva suonata durante le feste popolari, come strumento infantile e folcloristico. Veniva anche suonata di notte, lungo le strade, per scandire le ore. Fino al Concilio Vaticano II le raganelle di grandi dimensioni erano suonate nei campanili delle chiese cattoliche durante la settimana santa in sostituzione di campanelli e campane. A Lozzo i più anziani ricordano come addirittura ogni famiglia ne possedesse una, seppur di piccole dimensioni, che durante la processione del venerdì veniva suonata al transitare del corteo davanti casa.
Il Bellunese non ha perso questa tradizione e anche quest’anno, a partire dal “Gloria” del giovedì, in tutte le chiese la racola ha accompagnato l’elevazione con il suo suono pungente. Alle 12, poi, il via sui campanili per scandire il mezzogiorno. Stessa cosa ripetuta ieri, sabato santo, fino al “Gloria” della veglia pasquale che ha fatto risuonare le campane.
E la racola ha terminato così la sua comparsa durante l’esecuzione del canto mattutino nelle varie parrocchie e poi via di nuovo in soffitta. I pochi che ancora lo possiedono, infatti, conservano al meglio il loro cimelio storico che custodisce in sé una tradizione secolare. –
luca de michiel
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