Il Tar boccia il ricorso degli operatori contro i passi chiusi
LIVINALLONGO. Ritorna la “guerra” sui passi? Le premesse ci sono tutte. Il Tar di Trento ha bocciato il ricorso del Comitato degli operatori turistici per la salvaguardia dei valichi e del libero accesso. Persa, dunque, la battaglia contro i green day della scorsa stagione. Ma ecco che le Province di Trento e Bolzano, intente a promuovere un turismo sostenibile anche sule quote più alte, stanno per ripresentare una sperimentazione, quella del numero contingentato di accessi, pare un migliaio al giorno. Nulla ancora di deciso, anzi l’assessore trentino Mauro Gilmozzi (a fianco l’intervista completa) chiama il Veneto alla collaborazione. Ma albergatori, ristoratori e rifugisti non vogliono sentirne parlare. Anche perché sono rimasti delusi dalla pronuncia della giustizia amministrativa trentina.
«Abbiamo perso una battaglia, ma non la guerra», sbotta Osvaldo Finazzer, a nome del Comitato degli operatori turistici a commento della bocciatura del Tar del ricorso contro i green day. «Una parziale limitazione della libertà di circolazione e di iniziativa economica è giustificata quando discende dall’esigenza di tutela del patrimonio culturale e ambientale, specie di rilievo mondiale o nazionale», si legge nella sentenza. Fin qui Trento. Si attende che cosa risponderà Bolzano all’analoga iniziativa promossa da Finazzer e collaboratori.
L’estate scorsa, nei mesi di luglio e agosto, come si ricorderà, le auto non potevano salire al Sella dopo le 9 e fino alle 16. E questo per nove mercoledì. Nei loro ricorsi, ristoratori, albergatori e rifugisti hanno portato tutta una serie di dati per dimostrare i danni economici che pativano. Rivendicavano anche il diritto alla mobilità. Lamentavano l’improvvisazione della chiusura.
«Non risulta», asserivano, «che sia stata svolta un’istruttoria tesa ad accertare la situazione di inquinamento atmosferico della zona e non viene fornito alcun dato idoneo a dimostrare la necessità della misura adottata. Inoltre il valore di 2 mila veicoli giornalieri, se diviso per ore, mostra che la presenza di veicoli è nella norma, fermo restando che i flussi di traffico non sono stati raffrontati con la capacità di trasporto della strada e, soprattutto, non ci sono dati che indichino l’incidenza del traffico sull’inquinamento della zona».
Nessun dubbio, invece, da parte dei giudici del Tar. L’iniziativa intrapresa dalle due Province è, al contrario di quanto ritengono i ricorrenti, finalizzata alla tutela dell’ambiente e di un contesto particolare, come quello nell’ambito delle Dolomiti. Quanto, poi, agli aspetti economici, secondo il Tar, non vi sarebbero stati danni di sorta. «Il diverso modello di fruizione del passo dolomitico - alternativo a quello veicolare - non avrebbe causato gravi pregiudizi agli operatori economici della zona, perché avrebbe consentito una sostanziale invarianza dei potenziali clienti, anche in ragione degli eventi organizzati in concomitanza con la chiusura del passo».
Finazzer e gli altri imprenditori del settore non intendono desistere. Stanno studiando, in queste ore, l’opportunità di un ricorso al Consiglio di Stato. Temono, infatti, che con questo via libera sui passi possano intervenire in futuro altre e più gravi interferenze. Si sa che alcuni di loro vorrebbero rivolgersi anche ai competenti organi europei, per tutelare appunto il diritto alla mobilità. Intanto confermano la netta contrarietà alle nuove misure di contingentamento.
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi