Il territorio si mobilita contro il disagio giovanile

Venticinque tra comuni e associazioni hanno dato vita ad un progetto di rete per limitare lo sviluppo di malattie psicopatologiche tra i ragazzi dai 17 ai 21 anni

BELLUNO. Solitudine, isolamento e noia: contro questi mali, che stanno mettendo a rischio la salute, soprattutto psicologica, degli adolescenti e delle loro famiglie, il territorio ha deciso di scendere in pista compatto e di organizzare una rete provinciale di supporto. Il rischio, infatti, è quello di trovarsi a breve di fronte a una società multi problematica, difficilmente gestibile. Per questo motivo è nato il progetto triennale “Una comunità a sostegno della famiglia” del valore di 929 mila euro: 650 mila finanziati dalla Fondazione Cariverona, il resto dai 25 soggetti pubblici e privati coinvolti.

Il disagio giovanile. A lanciare l’allarme è l’Usl 1 tramite i servizi dell’Età evolutiva, il Dipartimento di salute mentale e il Dipartimento delle dipendenze. «I problemi di salute delle famiglie bellunesi si sono rivelati estremamente complessi, acuiti dall’incertezza lavorativa ed economica, dalla disgregazione dei legami di coppia, dalla solitudine e dalla fragilità degli adulti, chiamati a svolgere il ruolo genitoriale in un momento storico di crisi dei modelli di accudimento tradizionale», sottolinea Maria Arrigoni, a capo del servizio Infanzia-adolescenza-famiglia e coordinatrice del progetto.

«Particolarmente critica appare la condizione dei preadolescenti e degli adolescenti, che accedono sempre più numerosi ai servizi e offrono quadri psicopatologici e condotte devianti di maggiore complessità e gravità rispetto al passato». Rilevante l’aumento di difficoltà comportamentali di difficile gestione in ambito scolastico, di atti vandalici e bullismo, di disturbi alimentari e intossicazioni alcoliche in età sempre più precoce, di condotte di autolesionismo, con pensieri e condotte volti al suicidio, e di gravi comportamenti antisociali, con aspetti dissociativi. Basti pensare che il tasso di suicidi in provincia è pari all’11,7/100.000 abitanti, il doppio rispetto ala media regionale 6,7. Anche gli utenti dei Dipartimenti di salute mentale sono cresciuti, soprattutto quelli in urgenza, che sono passati dai 69 del 2014 agli 87 del 2016. Elevata anche l’incidenza dei disturbi mentali in età adulta: 209,6 utenti ogni 10 mila abitanti maggiori di 17 anni nel distretto di Belluno e 257,1 utenti nel Feltrino (la media veneta è di 172,7 utenti).

Il progetto. «È necessario», precisa Arrigoni, «contrastare questo malessere diffuso nel territorio con progetti di prevenzione e di sostegno per evitare il più possibile condizioni di acuzie psicopatologica, cronicità e antisocialità che richiedono l’allontanamento del ragazzo». Ecco quindi spiegata la nascita del partenariato che prevede l’azione congiunta di 25 soggetti: associazioni Dafne, Conz, Ceis, la cooperativa Le Valli e la Fondazione Progetto Uomo; Usl 1 Dolomiti; i Comuni di Ponte nelle Alpi, Alpago, Agordo, Belluno, Feltre, Limana, Longarone, Mel, Sovramente, Tambre, Val di Zoldo, Calalzo, Lentiai, San Gregorio nelle Alpi, Santa Giustina, Sedico, Seren del Grappa, Sospirolo; l’Ufficio scolastico territoriale. Il territorio sarà diviso in quattro poli: Belluno, Feltre, Cadore e Agordino e a questi si rivolgeranno i giovani e le loro famiglie per essere aiutati. Gli aiuti saranno i più vari: dal supporto per i compiti dopo la scuola fino alla consulenza medico-psicologica. I poli avranno sede nelle scuole e saranno messi a disposizione dai partner del progetto per evitare lo stigma dei servizi tradizionali. Verranno realizzate anche attività ricreative, culturali, formative. «Si offriranno anche attività socializzanti da integrare con quelle terapeutiche-riabilitative», dice Arrigoni.

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