Il teste non mentì sul carabiniere
PONTE NELLE ALPI. Nessuna bugia in favore del maresciallo. Assoluzione in abbreviato dal reato di falsa testimonianza per B.C., un giovane di Ponte nelle Alpi, che aveva deposto nel processo per rivelazione di segreti d’ufficio al comandante della stazione dei carabinieri Riccardo Restuccia. In primo grado il militare era stato condannato a nove mesi dai giudici Coniglio, Scolozzi e Cittolin, ma in appello il difensore Guidoni ha spuntato un sostanzioso sconto e la pena è scesa a quattro mesi.
Nel corso dell’istruttoria il procuratore Pavone aveva chiesto la trasmissione degli atti al suo ufficio, alla fine della testimonianza di B.C., ipotizzando che le sue dichiarazioni fossero false e utili da un lato a depistare la magistratura e dall’altro a favorire il carabiniere sotto processo. In questa occasione la pubblica accusa era sostenuta dal pubblico ministero Sartorello, davanti al giudice per le udienze prelimninari Sgubbi. Il pm aveva chiesto la condanna, ma la vicenda si è chiusa con l’assoluzione per quella che una volta si chiamava insufficienza di prove e adesso è il secondo comma dell’articolo 530 del Codice di procedura penale.
Riccardo Restuccia aveva organizzato un’operazione antidroga. È stato ritenuto colpevole di aver avvisato un conoscente di tenersi lontano dai guai: «Occhio nel week end, o venerdì o sabato, occhio alle compagnie. Stai attento e fatti i cazzi tuoi», queste le sue parole.
Il 9 agosto quattro anni fa i carabinieri andarono al bar Cooperativa di Polpet, ma trovarono solo un brasiliano, che spontaneamente consegnò loro pochi grammi di hashish e non c’entrava niente con l’operazione. La sostanza stupefacente preannunciata da una fonte confidenziale del maresciallo e destinata a due fratelli non era arrivata. Tutto il resto è storia recente. (g.s.)
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