Il tribunale delle acque salva il torrente Grisol

Accolto il ricorso di Wwf, Mountain Wilderness e comitato Acqua bene comune: non sarà costruita la centralina che avrebbe peggiorato lo stato del corpo idrico

BELLUNO. Se un torrente è di stato ecologico elevato, non si può peggiorarne la condizione costruendo una centrale idroelettrica. Lo dice chiaramente la sentenza del Tribunale superiore delle acque pubbliche che ha accolto il ricorso presentato da Wwf, Mountain wilderness e comitato Acqua bene comune. Le associazioni, seguite dall’avvocato Matteo Ceruti, avevano chiamato in causa tutti gli enti coinvolti nel rilascio delle concessioni e la società che aveva presentato il progetto, la Elettroconsult srl di Brescia, chiedendo di annullare la concessione a derivare dal torrente Grisol che era stata rilasciata il 26 giugno 2014.

Fra i motivi del ricorso, il principale è il fatto che il corso d’acqua è stato riclassificato a seguito dell’emanazione del Dm 260/2010 e il suo stato ecologico è passato ad elevato. Elemento, questo, «incompatibile con il progettato intervento di realizzazione di un impianto idroelettrico che comporterebbe il suo scadimento ambientale, in violazione del principio di mantenimento di derivazione comunitaria», si legge in sentenza. Il riferimento è alla direttiva Acque del 2000, che impone di non compromettere lo stato dei corpi idrici. La concessione idroelettrica, dunque, non si poteva rilasciare e il Tribunale superiore delle acque pubbliche l’ha certificato accogliendo il ricorso e annullando il provvedimento impugnato dalle associazioni ambientaliste.

La Elettroconsult srl, società di Brescia, aveva presentato la domanda a derivare dal Grisol nel 2011. Il progetto prevedeva la costruzione di un impianto poco sotto il Ponte della Madonna, vicino al confine del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi, in comune di Longarone, e lo scavo di una galleria. L’acqua, prelevata a quota 635 metri dal torrente, sarebbe stata rilasciata nel Maè, tre chilometri dopo, a quota 541. La centralina avrebbe avuto una potenza di 661,35 kW. La Elettroconsult aveva superato le domande in concorrenza e ottenuto la concessione nel 2014. Aveva anche ottenuto l’iscrizione nel registro degli incentivi del GSE.

Le associazioni hanno contestato il fatto che la concessione sia stata rilasciata senza aver tenuto conto dello stato di qualità elevata del torrente, che è tutelato dalla normativa italiana e comunitaria, che la legge non consente di deteriorare. La sentenza accoglie quasi interamente il ricorso (ad eccezione della richiesta di risarcimento, per esempio), e valuta arbitrarie e illegittime le modalità autorizzative della Regione, annullando i provvedimenti impugnati.

Il Tribunale riconosce che la Regione non avrebbe dovuto approfittare delle proprie lacune normative (classificazione dei fiumi inadeguata e non conforme alla normativa comunitaria) per rilasciare la concessione, ma prenderne atto e ricorrere al principio di precauzione. «L’intervento in progetto ricade in una zona - la Valle del Grisol - di grande pregio ambientale e paesaggistico», premettono i giudici. «La Regione avrebbe avuto l’obbligo di predisporre un supplemento di istruttoria richiedendo un parere aggiornato all’Autorità di bacino». E ancora: «La Regione, pur avendo preso atto della nuova proposta di classificazione del corso d’acqua, non ne ha tenuto conto, violando in questo modo anche il principio di precauzione».

La concessione, inoltre, «è stata rilasciata tenendo conto solo del dmv (deflusso minimo vitale, ndr), senza considerare gli obiettivi di qualità previsti dal decreto legislativo 152/2006». E infine la concessione è stata rilasciata «senza rispettare la prescrizione dell’Arpav, che imponeva, prima del rilascio, la realizzazione di una campagna di misura delle portate, a frequenza almeno mensile e di durata comunque non inferiore ai due anni». La sentenza parla apertamente di «carenza di istruttoria» e «difetto di motivazione», e ricorda che non sono stati considerati gli effetti cumulativi dovuti alla presenza di altri impianti sul Maè, di cui il Grisol è affluente.

La sentenza costituisce un precedente importante. A seguito del Dm 206/2010 sono stati riclassificati alcuni corsi d’acqua. Un ricorso potrebbe portare a bocciare altre centraline. Quante, non si può azzardare, perché serve un ricorso per arrivare al risultato e i costi sono elevati. L’auspicio delle associazioni è che non si debba sempre ricorrere al Tribunale per salvare i corsi d’acqua bellunesi.

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