Il Vajont ora accende i riflettori sulla morte di Giulio Regeni
LONGARONE. La tragedia del Vajont come spunto per riflettere sulle ingiustizie civili da denunciare. E quest’anno Vajont farà rima con Giulio Regeni: tra gli eventi in programma, anche una finestra aperta sul caso del giovane italiano ucciso in Egitto, attraverso un contatto con la famiglia.
La denuncia civile è da sempre l’obiettivo del movimento “Cittadini per la memoria” che nel fine settimana proporrà tre appuntamenti incentrati sulla riflessione civile. Una novità di quest’anno è infatti la proiezione, sabato alle 18.30 in sala popoli d’Europa, del documentario “I Vajont” realizzato da Lucia Vastano e da Maura Crudeli. Si tratta di un’inchiesta su alcuni casi nazionali con motivazioni e conseguenze negative non dissimili dalla tragedia del 1963, il cui insegnamento sembra lontano dall’essere appreso. In serata poi sotto la diga in scena il dodicesimo presidio e notte bianca della memoria. La pellicola è stata realizzata con la collaborazione di Aiea (associazione italiana esposti amianto) e Medicina Democratica.
Ci sarà il consueto falò con testimonianza civili dei superstiti e non solo: spicca infatti quest’anno la testimonianza dei genitori di Giulio Regeni, giovane ricercatore friulano ucciso in Egitto qualche mese fa in una vicenda di cui non sono ancora chiari tutti i dettagli. La loro presenza è confermata salvo impegni dell’ultimo minuto legati al caso del figlio, sarà comunque garantito un loro videomessaggio. In caso di maltempo l’evento si svolgerà nel capannone della Pro Loco a Erto. Domenica alle 12 poi il tradizionale lancio dei palloncini sulla frana del Vajont in memoria dei oltre 400 bambini morti nella notte del 9 ottobre di 53 anni fa.
Il gruppo, guidato dalla superstite Carolina Teza e dalla giornalista Lucia Vastano, si è distinto negli anni per varie battaglie tra cui quella conto il termine incuria e le lapidi del cimitero a Fortogna. «In primis c'è la ancora da rimuovere la parola “incuria” dalla giornata nazionale in ricordo dei disastri», spiega Teza «poi c'è la nostra richiesta di scuse di Stato per il Vajont. Nel 2013 ho inoltrato una lettera al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che non ha avuto risposta. È però sicuramente anche merito nostro se il presidente del Senato Piero Grasso quell'anno ha chiesto le scuse pubbliche quando è venuto a Longarone, frutto forse dei nostri solleciti».
Poi c'è l'annosa questione delle lapidi del vecchio cimitero di Fortogna, tolte dopo i lavori del nuovo cimitero e ammassate in un magazzino in condizioni precarie. «Chiediamo semplicemente una sistemazione dignitosa e visibile all'interno del cimitero», dice Vastano «per questo l'anno scorso abbiamo lanciato una raccolta di firme che ha raggiunto in un mese 5000 adesioni, segno di quanto sia condiviso questo tema. Quelle lapidi, alcune rovinate e salvate solo grazie alla protesta di Vincenzo Teza, sono parte importante della storia del Vajont, tra l'altro pagate con i soldi delle famiglie delle vittime, per questo meritano rispetto».
Tra le manifestazioni, anche quelle della questura, domani per il III anniversario del conferimento della cittadinanza onoraria del Comune alla Polizia di Stato, visita guidata per tutti i poliziotti in servizio in provincia e le famiglie. Alle 10, arrivo delle autorità al cimitero delle vittime; alle 10.15 la proiezione di un video sull’opera della polizia nel 1963, (spazio museale del cimitero); alle 10.50 la deposizione di fiori al monumento in ricordo delle vittime del “Vajont” all’interno del cimitero; alle 11 la visita guidata ai luoghi della memoria. Sarà presente il prefetto Vincenzo Roca.
Enrico De Col
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