Il Vajont visto dalle prime pagine dei giornali

Una mostra ricostruisce la percezione della tragedia, cinquant’anni dopo:come l’avevano vista i quotidiani nazionali e regionali dell’epoca

BELLUNO - Il disastro del Vajont raccontato attraverso le prime pagine dei quotidiani italiani in edicola nei giorni immediatamente successivi al 9 ottobre 1963.

È un’inedita finestra sul passato quella che si apre da oggi al 28 giugno all’Archivio di Stato di Belluno dove, nell’ambito delle iniziative per il 50° anniversario della catastrofe che provocò più di 1900 vittime, saranno oltre una cinquantina le “prime” esposte all’Antica Chiesa di Santa Maria dei Battuti, con la mostra “I giornali del Vajont”. Una rassegna per ricordare e per far conoscere, che offrirà anche lo spunto per una riflessione sul modo in cui la stampa italiana raccontò uno degli eventi più drammatici del secolo scorso.

Oggi alle 17.45 la vernice con gli interventi di Mario Isnenghi, professore emerito di Storia contemporanea all’Università di Ca’ Foscari di Venezia, di Adriana Lotto, presidente dell’Associazione Culturale Tina Merlin e Claudia Salmini, direttore dell’Archivio di Stato di Belluno.

La mostra è curata da Mario Battiston, informatore della memoria al Vajont, ed è promossa dall’Associazione Culturale Tina Merlin in collaborazione con l’ Archivio di Stato di Belluno e il Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Si potrà visitare il lunedì, martedì e giovedì dalle 8.15 alle 17.30, mercoledì e venerdì dalle 8.15 alle 13.55.

Non mancheranno, grazie alla presenza di giornali e settimanali, anche le testimonianze della stampa straniera. Un panorama molto esauriente sul modo in cui la notizia della tragedia fu trattata dai media del tempo, di diverso orientamento e che, al di là dei dati di cronaca, misero l’accento su diversi aspetti. Ci fu chi denunciò subito, con decisione, l’esistenza di precise responsabilità e chi, invece, privilegiò solo i sentimenti della pietà, dell’orrore e della solidarietà.

In particolare, “L’Unità”, storico giornale del Pci, sottolineò da subito la prevedibilità del disastro, forte anche degli articoli di denuncia scritti dalla sua corrispondente bellunese Tina Merlin, che fin dal 1959 aveva lanciato l’allarme sulla pericolosità della diga in quel punto, rimasto inascoltato.

Interessanti anche le scelte tecniche e le impostazioni grafiche, i grandi titoli e le grandi fotografie, i talvolta lunghissimi articoli degli inviati e le descrizioni fatte dalle firme eccellenti del giornalismo italiano.

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