Il Veneto rilancia la naja civile
BELLUNO. Gli alpini a Treviso non riusciranno ad annunciare che parte la leva obbligatoria, seppur in ambito civile. I decreti attuativi non sono stati ancora approvati. Il Governo non è riuscito a trovare le risorse per i primi 100 mila giovani da trattenere in servizio nella protezione civile, piuttosto che nei servizi sociali.
Ed ecco che scende in campo la Regione Veneto, con Gianpaolo Bottacin, assessore alla Protezione civile, quale primo firmatario di un progetto di legge statale con cui si promuove l'istituzione del servizio civile o “militare” obbligatorio, quale modalità di difesa civile e militare dello Stato.
«La scelta tra servizio civile o militare, prevista in maniera paritaria per gli uomini e le donne», spiega Bottacin, «verrà fatta da ciascun soggetto prima dello svolgimento del servizio, da assolversi nel periodo di tempo tra la maggiore età e il compimento dei 28 anni compatibilmente con il percorso scolastico del cittadino, che non sarà in alcun modo posto in secondo piano».
Il servizio civile o militare sarà svolto nel territorio della propria regione, così da dare forza al territorio di appartenenza attraverso la messa a disposizione di energie umane, che a quel territorio già appartengono e, relativamente al servizio di protezione civile, la formazione sarà programmata secondo modalità stabilite con deliberazione dalla Giunta regionale.
«Si prenda esempio dagli alpini», insiste Bottacin, «che sono campioni di solidarietà e spesso primi soccorritori fin da quando nelle calamità naturali interveniva l'esercito, come successe nel disastro del Vajont. Oggi, per tali scopi e dando continuità a quello spirito, esiste la Protezione civile: creare perciò un servizio civile in questo ambito consentirebbe certamente di avere un esercito di persone già addestrate e sempre pronte a intervenire».
La proposta di legge punta a ripristinare un periodo di ferma obbligatoria, quantificato in otto mesi.(fdm)
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