Il ventennio fascista rivisto con l’arte dei principali artisti del Novecento

Giovedì 2 maggio l’inaugurazione ufficiale, la rassegna si incastra con la Maratona di lettura e resterà aperta fino al 24 luglio



Una mostra per capire l’arte nel ventennio fascista e per comprendere meglio anche la collezione di Carlo Rizzarda. Fervono nell’omonima galleria di via Paradiso i lavori di allestimento della mostra “Artisti nel Ventennio – Il Novecento”, che sarà inaugurata il 2 maggio alle 17 con una conferenza introduttiva ospitata al Museo Diocesano e con il successivo taglio del nastro alla Galleria Rizzarda. Una mostra che si interfaccia con la Maratona di lettura che quest’anno vede protagonista Antonio Scurati, capace di dare una lettura dell’esperienza fascista non da una posizione semplicemente antitetica, ma arrivando alla critica attraverso una lettura puntuale di ciò che fu l’attività di Mussolini. Un connubio tra arte figurativa e parola scritta che accompagnerà feltrini e visitatori il 4 maggio e che poi proseguirà con la mostra fino al 14 luglio.

IL GRUPPO DEI SETTE

Quello in Galleria Rizzarda è un percorso lungo 43 opere realizzate dai maggiori esponenti dell’arte di quel periodo, a partire dai sette artisti che nel dicembre del 1922 diedero vita nella galleria Pesaro a Milano a questo gruppo che poi l’anno successivo ha dato vita al primo evento espositivo collettivo. Tra loro Achille Funi, Piero Marussig, Mario Sironi, Gian Emilio Malerba, Leonardo Dudreville, Achille Bucci e Ubaldo Oppi, ai quali, negli anni successivi se ne aggiungeranno tanti altri. La mostra seleziona i più rappresentativi, esponendo le opere che permettono di evidenziare il tratto distintivo di ciascuno seppur sotto la ricerca di un’ordine nelle cose, esigenza che dopo il caos e la distruzione della prima guerra mondiale, era sentita come un’esigenza, non solo in Italia, ma un po’ in tutto il continente europeo.

LE PECULIARITA'

Funi, ad esempio, guarda all’esperienza del Rinascimento, si rifà all’arte del passato, altra fonte di ispirazione per gli artisti del periodo. Marussig ritrae gli interni borghesi e nei suoi quadri si evidenziano le forme geometriche. Bucci si dedica soprattutto alle figure femminili. Insomma, ogni artista ha la propria peculiarità.

il PROGETTO

Il progetto artistico, i rapporti con i prestatori delle opere e il catalogo sono stati curati da Tiziana Casagrande, mentre l’allestimento e il percorso della mostra sono opera dell’architetto Giuliana Zanella. Ieri arrivate le prime opere. Le ultime raggiungeranno Feltre la mattina stessa del giorno dell’inaugurazione. All’interno della Galleria si definiscono gli spazi dove ciascuna opera verrà posizionata. «Il criterio di scelta delle opere», spiega Tiziana Casagrande, «da un lato rispetta la volontà di rispettare ciò che si vuole narrare e mostrare, dall’altro abbiamo dovuto fare i conti le esigenze di chi le opere le ha prestate e i luoghi dove sono custodite. Costi di trasporto e assicurazioni possono incidere parecchio sul costo della mostra». Quanto al metodo, l’architetto Zanella ha scelto dei pannelli che richiamano l’architettura razionalista, con delle figure geometriche e dei supporti con le didascalia delle opere che aiuteranno il visitatore.

ARTE E FASCISMO

Tutto parte dalla prima guerra mondiale, un evento dirompente che poi darà la stura anche al movimento fascista, come richiesta di ordine da parte delle masse. «Il fascismo, per imporsi, ha cavalcato il malcontento post bellico», aggiunge Casagrande, «per ottenere consensi e attuare una politica repressiva fatta di violenza. L’arte ha comunque saputo dare una risposta e ne sono scaturite delle opere estremamente valide. La dittatura instaurata nel 1924 non lasciava grandi spazi di libertà, ma comunque questi artisti riescono a mantenere una loro autonomia. Alcuni erano più portati a sostenere il regime come Sironi che aderì anche alla Repubblica di Salò, altri come Bucci e Dudreville non si sono appiattiti sulle posizioni fasciste». —




 

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