Il vescovo “battezza” don Fabiano «Affrontate le sfide»
VOLTAGO. «Siamo preoccupati per la situazione di tutto il nostro territorio, ma non spaventati. Servono condivisione e creatività per fare assieme quello che le singole comunità non riescono più a fare da sole».
Sono le parole che il vescovo di Belluno-Feltre, monsignor Renato Marangoni, ha pronunciato domenica sera nella chiesa di Frassené dove ha incontrato le comunità locali per annunciare che l'attuale parroco di Rivamonte, Tiser e Gosaldo, don Fabiano Del Favero, sarà anche amministratore parrocchiale di Voltago e Frassené. Prenderà il posto di don Stefano Pontil, morto improvvisamente il 10 giugno. Un incontro durante il quale il vescovo non ha nascosto i timori per una situazione che vede un numero sempre minore di preti in un territorio che si spopola, ma ha al contempo invitato i fedeli ad avere fiducia e ad affrontare insieme, religiosi e laici, le sfide del futuro. «Siamo molto preoccupati per la situazione di tutto il nostro territorio», ha ammesso monsignor Marangoni «decenni fa si facevano parrocchie dappertutto perché c'erano tanti sacerdoti. Oggi ci sono tante comunità, ma non ci sono preti. È un dato di fatto che tuttavia non ci spaventa. Tutto ciò è forse anche un'occasione per le nostre comunità per capire che nulla è scontato».
Il vescovo ha incontrato nelle scorse settimane i sacerdoti dell'Agordino, «i quali», ha assicurato «non sono senza fatiche». Motivo per cui ha invitato i fedeli a chiedere loro «le cose essenziali» perché «alcune funzioni non potranno più svolgerle». «Abbiamo bisogno di essere aiutati in termini di affetto e di condivisione», ha aggiunto «dobbiamo essere giocatori di squadra nel costruire le comunità». Le cinque della zona del Pói (Rivamonte, Gosaldo, Tiser, Voltago e Frassené) saranno ora guidate da un unico parroco. «A don Fabiano chiediamo un sacrificio», ha detto monsignor Marangoni «per ora questa è la soluzione migliore. A Frassené e Voltago sarà amministratore parrocchiale che vuole dire che avrà il sostegno mio e della diocesi. Vi chiedo tuttavia di continuare il percorso di condivisione che già avevate iniziato con don Stefano. Sono sicuro che don Fabiano vi aiuterà a trovare una condivisione anche con le altre sue comunità. Aiutandovi potrete mettere don Fabiano nelle condizioni di fare quello che deve fare un prete». Una maggiore unità d'intenti fra religiosi e laici sembra essere l'obiettivo per affrontare un futuro non certo facile. «Nei prossimi anni», ha detto il vescovo «dovremo chiarire come la responsabilità delle comunità debba esprimersi in scelte comuni, con consigli pastorali che si mettano assieme e abbiano uno sguardo sul clima generale della comunità. Dovremo imparare a fare assieme quello che ogni singola comunità non riesce più a fare da sola. Serve la creatività che non è scontata».
Dal canto suo don Fabiano ha accettato la sfida. «Mi fido di Dio», ha detto «e visto che Dio ci ha mandato un vescovo che mi ha aggiunto due parrocchie dovrò fidarmi anche del vescovo. Ai giovani chiederò aiuto perché siano loro a fare gruppo anche con me. Spero che non mi vediate come il "prete da Riva", ma come il vostro prete».
Gianni Santomaso
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