Il vescovo di Belluno alle istituzioni«Aiuto e rispetto per la montagna»
Il vescovo Andrich parla della necessità "urgente" di trattare differentemente "questioni diverse". Quasi un appello contro l'omologazione. «Ogni realtà ha una sua specificità e il Bellunese ne ha una propria. Belluno è l'unica provincia interamente montana del Veneto»
Il vescovo di Belluno Giuseppe Andrich A sinistra il consiglio regionale, e uno scorcio di monti
BELLUNO.
«Manca la volontà da parte di chi ha il potere di incentivare la presenza stabile nella montagna». E' una considerazione amara quella che arriva da monsignor Giuseppe Andrich, vescovo della diocesi di Belluno-Feltre, quasi un j'accuse nei confronti di una politica "fatta di numeri": «Chi governa la Regione deve uscire da questa logica, ma questo vale anche per tutti gli altri livelli istituzionali e pure per la Chiesa. Serve un atto di responsabilità da parte di tutti».
Monsignor Andrich non è tipo da boutade mediatiche o parole in libertà. Ogni sua espressione è calma e misurata. Ma un conto sono i toni, un altro i contenuti: ben più forti e interpretabili.
Non parla dei singoli partiti, il vescovo, né intende farlo. La sua è una riflessione sofferta su temi di cui si continua a dibattere, senza che per il momento si sia arrivati a nulla di concreto.
Il fatto che a Venezia ci sia una bozza di statuto ancora da approvare, è quasi un accidente nel suo ragionamento. Ma l'accidente è di estrema attualità.
L'aiuto.
«La montagna ha bisogno di aiuto e di rispetto», afferma monsignor Andrich. «Mi rendo conto che realisticamente la forza che abbiamo è legata ai numeri, ma chi governa la Regione e tutti gli altri livelli - vale anche per la Chiesa - deve uscire dalla logica delle cifre, così come dalle strumentalizzazioni elettorali. Si deve incentivare la presenza stabile della montagna. Vivere quassù costa fatica più che altrove».
Il vescovo di Belluno-Feltre parla della necessità "urgente" di trattare differentemente "questioni diverse". Quasi un appello contro l'omologazione. «Ogni realtà ha una sua specificità e il Bellunese ne ha una propria. Belluno è l'unica provincia interamente montana del Veneto», dice Andrich.
Per governare la montagna, sottolinea il vescovo, serve "lungimiranza": «La storia dimostra che le nazioni governate bene sono quelle dove si riconosce il ruolo delle specificità». E ancora: «Le nostre potenzialità continuano a essere enormi. Le Dolomiti patrimonio dell'umanità sono un'occasione per un rilancio».
Un rilancio che - seguendo l'analisi di Andrich - non deve essere esclusivamente economico, ma anche morale e umano.
Il Cammino delle Dolomiti - il tracciato tra fede, arte e turismo, ideato dalla Diocesi - sembra quasi la metafora ideale di questo "percorso" a trecentosessanta gradi.
«Negli ultimi anni attorno a questo progetto ho toccato con mano quanto vivo sia il nostro volontariato. C'è molta forza tra la nostra gente», rimarca il vescovo di Belluno-Feltre. Ma per attivare tutto questo c'è bisogno di un'attenzione particolare. Di aiuto, appunto.
Prima i veneti?
Nei giorni scorsi un certo dibattito si è venuto a creare attorno ad alcune dichiarazioni del cardinale Scola sulla opportunità di quel "prima i veneti" coniato dalla Lega nord e contestato perché foriero di possibili discriminazioni.
La posizione di Andrich è cauta e sta nelle premesse nel suo ragionamento: «Forse sarà ingenuo ma ogni famiglia deve crescere i propri figli assecondando le loro inclinazioni e premiando i più meritevoli. Ma alla base ci devono essere condizioni di parità».
Parità prima, sembra di capire, e specificità poi: «Non vale solo per Belluno. In Veneto, per esempio, ci sono tante città d'arte, ma Venezia certo non si può equiparare alle altre».
La conoscenza.
«Una cosa è certa», sottolinea Andrich, «chi amministra la cosa pubblica deve conoscere. Tutto parte da qui».
Il vescovo elenca quattro tappe ideali: «Prima bisogna sapere, poi saper fare, fare definitivamente e far sapere. Anche per questo è importante il ruolo dei giornali e delle televisioni».
E qui scatta un'altra considerazione: «I bellunesi continuano a informarsi e a leggere poco», dice. Ma la colpa non è solo del lettore: «A volte anche i giornali dovrebbero evitare quei sensazionalismi che il più delle volte urtano i protagonisti delle vicende raccontate».
La Madonna «mutilata».
Andrich torna poi su una frase pronunciata durante l'omelia ai funerali di don Francesco Cassol, dove associò l'immagine della Madonna mutilata del Vajont ai mali della Chiesa Bellunese, un'espressione che non passò inosservata: «E' un'immagine forte e riguarda sia i mali interni che quelli esterni alla nostra chiesa bellunese. Penso ai tanti nostri sacerdoti morti tragicamente in questo ultimo periodo e a quello che viviamo ogni giorno. Ho auspicato un atteggiamento di penitenza».
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