Il vescovo: «Sui migranti la Chiesa deve dire la sua»

Agordo. Monsignor Marangoni si dichiara “stupito” dalla reazione dei sindaci «Non vogliamo subentrare a chi amministra, ma il bene comune ci appartiene»

AGORDO. «Il bene comune appartiene anche a noi e al riguardo la Chiesa deve dire quello che pensa». Se fare politica è questo, il vescovo di Belluno-Feltre, monsignor Renato Marangoni, lo rivendica. Senza astio, senza rancori, ma lo rivendica dopo che i sindaci agordini invece gliel'hanno (a lui e ai parroci agordini) rinfacciato all'indomani del documento del clero sull'accoglienza dei profughi. Lo rivendica quando è finita la messa di Natale celebrata ieri pomeriggio al Polifunzionale 2 di Agordo assieme a sette parroci agordini ("uno squadrone" li definisce: monsignor Giorgio Lise, don Mario Zanon, don Fabiano Del Favero, don Mariano Baldovin, don Roberto De Nardin, don Luigi Canal e don Adalberto Rzemisnki) e davanti agli ospiti della struttura, al personale, ai volontari, al direttore dei servizi sociali dell'Usl, Gian Antonio Dei Tos, e al direttore dei distretti socio-sanitari, Sandro De Col.

Oltre a qualche assessore e consigliere comunale (San Tomaso, Rocca Pietore, Taibon, Agordo), c'erano anche tre sindaci: Ezio Zuanel (La Valle), Giocondo Dalle Feste (Gosaldo), William Faè (Cencenighe). Con loro (altri sindaci erano impegnati in una riunione per i Fondi di confine a Trento) il vescovo, accompagnato dall'arcidiacono di Agordo, monsignor Giorgio Lise, e dal parroco di Cencenighe-San Tomaso, don Luigi Canal, ha avuto un breve colloquio durante il quale i sindaci hanno cercato di spiegare la loro posizione sul tema e in qualche modo di ricucire. Ma per il vescovo strappi non ce ne sono, meraviglia e stupore sì per una difesa aggressiva a un attacco che non c'era stato.

«Quando domenica ho letto il giornale», ci dice, «ho pensato che qualche incomprensione ci fosse stata. Evidentemente quello che io e i parroci avevamo detto era stato inteso e interpretato in maniera non corretta». Si dice «tranquillo» il vescovo. «Ho appena spiegato ai tre sindaci che per me non c'è problema. Il nostro documento era nato da un mio invito rivolto ai parroci ad offrire una collaborazione alle istituzioni in questo momento di fatica. Ci siamo rivolti alla comunità cristiana, invitando a dare quello che possiamo dare, ad offrire la disponibilità per favorire l'integrazione dei profughi. Lo abbiamo detto perché crediamo che questo è quello che possiamo fare. Non volevamo e non vogliamo subentrare a nessuno. Volevamo solo dire: “Noi ci siamo, potete contare su di noi”».

Ma invece che vedervi degli alleati, i sindaci agordini (ad esclusione di quelli di Agordo e Colle Santa Lucia) vi hanno visto degli avversari e hanno attaccato accusando vescovo e sacerdoti di stare dalla parte di Sisto Da Roit, il sindaco di Agordo che aveva preso le distanze dai colleghi dicendo di voler ragionare sulla possibilità di un'accoglienza, di fare politica e di non aver preso coscienza del fatto che potere temporale e spirituale vanno distinti. «Non ho e non abbiamo preso le parti di nessuno», dice a chiare lettere il vescovo, «ho incontrato tutti i sindaci della provincia e non so qual sia la posizione politica di nessuno di loro. Però, certo, il bene comune appartiene anche a noi, e anche noi operiamo al suo servizio e la Chiesa, perciò, deve dire quello che pensa». «D'altronde», continua il vescovo Marangoni «credo che sul tema papa Francesco abbia detto parole ancora più chiare delle mie».

Dopo aver salutato gli ultimi volontari del Polifunzionale, il vescovo lascia un'ultima dichiarazione. «La persona», dice, «non si può spaccare in due, la persona è unitaria. L'azione è di competenza degli amministratori e io in quella sfera non sono entrato».

Gianni Santomaso

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