Il viaggio dell’uomo alpino nel nuovo museo Cazzetta di Selva di Cadore

Mercoledì verranno inaugurati gli spazi espositivi arricchiti di reperti e documenti, dal Neolitico di Mondeval alle miniere

SELVA DI CADORE. Un viaggio nella storia dell’umanità dal Neolitico ai nostri giorni. Sarà possibile da mercoledì prossimo al Museo “Vittorino Cazzetta” di Selva di Cadore. Alle 10.30, infatti, si svolgerà la cerimonia di inaugurazione dei nuovi spazi espositivi creati con i contributi della Regione Veneto (209.700 euro) e dei privati (10 mila euro) tramite il sistema dell’ArtBonus. Il museo, noto per la presenza dei resti dell’Uomo di Mondeval e per le impronte di dinosauri sul Pelmetto, si arricchisce ora di reperti, documenti che permetteranno al visitatore di immergersi a fondo nella storia dell’uomo alpino.

«È stata una fatica – dice il sindaco di Selva di Cadore, Silvia Cestaro – ma siamo molto soddisfatti del risultato raggiunto. Dopo il giro scala con i pannelli curati da Mario Cutrone, la prima sala contiene i reperti del riparo sotto roccia di Mandriz, a monte della borgata di Santa Fosca dove, a partire da 5.500 anni fa, gruppi di pastori si spostavano per l’alpeggio estivo: la prima attestazione della presenza dei pastori. Ci sono pure altri reperti che testimoniano la pastorizia in quel periodo provenienti da strati superiori rispetto a Mondeval e successivi alla sepoltura».

La seconda sala è invece dedicata al Paleoveneto con la stele del Monte Pore con molte iscrizioni che, dice il sindaco, ancora non si sa se fosse un segno di confine o un cippo mortuario. Quindi si passa all’epoca romana. «Abbiamo riavuto dalla Soprintendenza – spiega Cestaro – le monete imperiali trovate a Mondeval e anche una fibula. Ci sono poi le confinazioni del Civetta e reperti medievali di ceramica, olle utilizzate nella vallata provenienti in gran parte dall’Averau». Molto interessante si preannuncia la sala delle pergamene. «Il fatto che questo territorio non sia stato oggetto di invasioni e distruzioni – dice il sindaco – ci consente oggi di disporre di una ricchissima raccolta di pergamene e carte dal 1270 in poi. Siamo riusciti a trovare un accordo con la Regola e con la Parrocchia per cui abbiamo scansionato tutti i documenti per creare una banca dati comune che potrà essere consultata da studiosi e ricercatori. Gli elementi più rappresentativi (e ce ne sono molti dato che questa era area di confine) saranno messi in mostra al museo. Anzi, stiamo predisponendo uno schermo touch che permetterà di accedere con un click a pergamene originali e traduzioni implementati in seguito».

L’ultima parte sarà caratterizzata dal periodo più recente, dal Medioevo in poi: le miniere del Fursil, le chiese, il racconto di come si costruivano i fienili e le case e di come si svolgeva la vita. Si arriverà così alla fine del periodo veneto con il leone di San Marco trovato a Codalonga. Prima dell’uscita le fotografie di Moreno Geremetta ricorderanno che oggi siamo in un sito Unesco. Al piano superiore è stata poi ricavata una sala polivalente in cui potranno essere proiettati video e svolti laboratori. «L’abbiamo pensata soprattutto per i bambini – conclude Cestaro – per riuscire, coccolandoli un po’, a trasmettere loro informazioni e passione sul museo e su questa lunga e ricchissima storia».

Gianni Santomaso

Argomenti:museo

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi