Il volo dell’elicottero, l’addio più giusto

Chiesa gremita e tanta commozione; e l’esortazione dell’arcidiacono emerito ai medici a «prendere esempio da Angelo»
Di Gianluca de Rosa

LORENZAGO. C’era anche l’elicottero per l’ultimo saluto al dottor Angelo Costola; il “suo” elicottero, quello che ha fortemente voluto, gestito ed infine difeso, strenuamente fino agli ultimi giorni della sua vita. Volteggiava in cielo mentre un altro, piccolo modellino color argento, era collocato in cima alla bara. Un cielo grigio ha accolto a Lorenzago l’intera comunità cadorina, radunatasi per i funerali del “padre” dell’elisoccorso, pietra miliare della sanità delle alte terre scomparso dopo una lunga malattia che solo in parte ne aveva minato tenacia e caparbietà. Tantissimi, tra Suem e Soccorso alpino, quelli che hanno portato a spalla il feretro dall’abitazione di famiglia fino alla chiesa dei Santissimi Ermagora e Fortunato gremita in ogni ordine di posto. Un percorso di poche centinaia di metri in un silenzio quasi assordante; sullo sfondo solo il rintocco delle campane.

Davanti al corteo funebre il parroco di Lorenzago, don Sergio De Martin, che nel corso della cerimonia ha ricordato anche le recenti vittime del Nepal. Omelia affidata invece all’arcidiacono emerito del Cadore monsignor Renzo Marinello; questi, dopo aver portato il saluto del vescovo Andrich, ha ricordato il dottor Costola esortando «i tanti medici e volontari presenti, impegnati quotidianamente in un lavoro di aiuto ed assistenza a sostegno dei più deboli, a non cedere mai alla frustrazione ed alle difficoltà proprio come ha sempre fatto Angelo». In prima fila Giuseppe Cian, in rappresentanza della Magnifica; vicino, sempre al fianco del feretro, simbolicamente a braccetto, i volontari di Suem e Soccorso alpino, istituzioni un tempo su posizioni diametralmente opposte che il grandissimo lavoro di Angelo Costola ha pian piano avvicinato fino a farle diventare un’entità unica. Al termine della funzione, nel corso del tragitto dalla chiesa al piccolo cimitero, a cui nessuno si è sottratto, ecco alzarsi in volo l’elicottero, “creatura” di Costola; luci lampeggianti accese, ha sorvolato il corteo a lungo prima di scomparire dietro le montagne. Un momento di profonda commozione, un saluto speciale che ha reso onore al paladino delle montagne, arcigno difensore di una sanità nelle alte terre oggi sicuramente migliore. Territori più sicuri grazie al grande lavoro «dell’amico Angelo», che prima della tumulazione è stato salutato prima dal sindaco di Lorenzago, Mario Tremonti; poi da una giovane infermiera a nome del Suem 118, successivamente dal responsabile del Soccorso alpino Fabio Bristot Rufus ed infine dal presidente dei Lions Remo De Cian. «Amico di vecchia data», legge commosso Tremonti, «ci hanno diviso divergenze di natura politica ma mai l’amore per la nostra terra». Parole rotte dalla commozione invece quelle di Rufus, che ha raccontato di come i rapporti iniziali con Costola non fossero stati particolarmente cordiali prima di sfociare successivamente in quella collaborazione che oggi rappresenta il fiore all’occhiello della sanità cadorina.

GUARDA LA FOTOGALLERY

DELLA GIORNATA

sul sito www.corrierealpi.it

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi