Il Wwf: «Ingiusto attaccare i magistrati»

Gli ambientalisti replicano a Confindustria e difendono il comitato di Riva San Gabriele
l’impianto dell’Ascon a Busche
l’impianto dell’Ascon a Busche
CESIOMAGGIORE. Tocca al Wwf, per bocca del vicepresidente veneto Augusto De Nato, rintuzzare l'attacco alla Procura di Confindustria Belluno Dolomiti e difendere il comitato di residenti di Riva San Gabriele tirati per la giacchetta come mandanti morali del sequestro. Ieri il presidente bellunese degli industriali Cappellaro aveva definito «inaccettabile» la messa sotto sequestro dell'impianto Ascon di Busche. «E' paradossale», afferma Augusto De Nato, «che ci sia un attacco verso l'unico ente, la magistratura, che ha avuto il coraggio di intervenire dopo che da anni si erano accavallate segnalazioni su possibili problemi alla realizzazione dell'impianto. Ormai sparare sui giudici è diventato uno sport nazionale. Da parte mia, non mi permetto di giudicare l'iniziativa spregiudicata o eccessiva. Piuttosto mi sembra che ci sia chi non rispetta i ruoli, in primis la politica che esce malissimo dalla vicenda. Se la Procura ha dato seguito al provvedimento avrà i suoi motivi e in ogni caso credo che sia corretto attendere di conoscere i motivi esatti del provvedimento. La cautela in questi casi dovrebbe essere una regola di tutti».


De Nato ce l'ha soprattutto con la politica: «E' rimasta a guardare a tutti i livelli. Come ambientalisti abbiamo supportato i cittadini che volevano vederci chiaro, che sospettavano ci fossero delle ombre. Abbiamo fatto richiesta per vedere i documenti e non è stato semplice ottenerli. Quando un magistrato decide di mettere sotto sequestro un sito produttivo, nessuno può cantare vittoria. E' l'estrema ratio e sottintende che qualcuno ha sbagliato. Trovo vergognoso che ci sia chi se la prende con quei cittadini, colpevolizzati per avere difeso i loro diritti». Sulla questio Ascon fa sentire la propria voce anche l'opposizione in consiglio comunale a Cesiomaggiore. Il gruppo Cesiobiettivi ha diramato una nota in cui bacchetta l'amministrazione: «Il sequestro è il triste epilogo causato anche da scelte sbagliate dal punto di vista della programmazione urbanistica. Non è ammissibile che un simile impianto venga costruito a pochi metri di distanza da un centro abitato già martoriato da altri siti produttivi inquinanti e dal traffico della statale. La minoranza, tramite svariate interrogazioni al sindaco, ha più volte chiesto delucidazioni sulla correttezza delle procedure, ricevendo per contro dal primo cittadino solo vaghe rassicurazioni». L'auspicio della minoranza cesiolina «è che l'inchiesta della procura vada fino in fondo, pur tenendo in considerazione le esigenze dei lavoratori del sito di produzione asfalti. Di certo manca di base una scelta razionale urbanistica. Si sarebbe potuto trovare un sito più idoneo per la costruzione di un impianto di simili dimensioni, mettendo d'accordo i vari portatori d'interesse».

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