«Impatto rilevante dall’ampliamento di Sicet»

In tutta la vallata tra Alpago e Cadore ci sarà un aumento di polveri del 10%
Lo stabilimento Sicet
Lo stabilimento Sicet
BELLUNO.
«Il nuovo impianto ha indubbiamente dimensioni tali da far riflettere per le potenziali conseguenze sull’ambiente». Non lasciano tranquilli le conclusioni dei tecnici Arpav, dopo le prime valutazioni di impatto ambientale sul progetto di ampliamento della Sicet di Ospitale di Cadore. La proprietà intende costruire un secondo impianto a biomasse e uno ad oli vegetali.


L’azienda ha già avviato l’iter in Regione e nel giro di 7-8 mesi i progetti arriveranno al vaglio della Via. La Provincia dovrà formulare un suo parere e ieri la commissione ambiente di Palazzo Piloni si è riunita per ascoltare la relazione di Arpav e iniziare a discuterne, ma ci saranno altri passaggi anche in consiglio provinciale. I tecnici dell’agenzia per l’ambiente hanno presentato ai commissari di Palazzo Piloni molti dei dati storici disponibili, le ultime rilevazioni e le proiezioni su quanto potrebbe accadere dopo la costruzione dei due nuovi impianti. In futuro però ci saranno ulteriori approfondimenti, sull’impatto ambientale e sulla sicurezza, come conferma il presidente della commissione Renato Vignato.


Al momento però Arpav è già in grado di evidenziare alcune criticità. Le misurazioni fatte a Ospitale di Cadore in questi anni non destano allarme, con valori di tutti gli inquinanti al di sotto dei limiti fissati dalla legge e in prospettiva la situazione in paese non dovrebbe registrare peggioramenti allarmanti, ma il ragionamento va fatto in un’ottica di qualità dell’aria complessiva nel tronco di vallata compreso tra Levego e Valle di Cadore.


Dal nuovo camino Sicet infatti (alto 60 metri) uscirà una quantità di polveri circa dieci volte superiore a quella attuale (da 0,9 tonnellate l’anno a 8,6 tonnellate l’anno). Si tratta di polveri totali sospese e non solo sottili, ma vanno poi sommate le polveri secondarie prodotte da altri inquinanti (nitrati). Secondo le proiezioni queste polveri non finiranno direttamente su Ospitale di Cadore, ma viene calcolato che, in tutta la fascia compresa tra l’Alpago e Valle di Cadore, le polveri aumenteranno del 10% solo per effetto dell’ampliamento Sicet. «Un impatto enorme che può cambiare pesantemente la qualità dell’aria nel tronco di vallata», ha detto ieri il tecnico Arpav ai commissari provinciali. «Un impatto non irrilevante», commenta Vignato, «un costo che non ha ritorno sulla popolazione».


Vignato si riferisce ai 26 milioni di euro di giro d’affari cui punta Sicet con la costruzione del nuovo impianto, a fronte di un vantaggio occupazionale esiguo: solo 5 impiegati in più su una quarantina totali, cui si aggiungono i contributi di Sicet al Comune di Ospitale come “ristoro ambientale” (si parla di 250 mila euro, in trattativa).


Le polveri però non sono l’unico inquinante a preoccupare, perchè i camini emettono anche biossido di azoto, biossido di zolfo e anidride solforosa, ma poco si sa sulle diossine, misurate solo a camino e potenzialmente prodotte da quel tipo di impianto. Il problema nelle previsioni di Arpav è che attualmente in Italia non ci sono impianti a oli vegetali a pieno regime e quindi è difficile studiare contesti analoghi. A questo si aggiunge che la ditta dichiara un bilancio di emissioni da verificare. In ogni caso l’agenzia consiglia quattro azioni: verificare e concordare con l’azienda le caratteristiche del carburante utilizzato, che va indicato in modo puntuale; controlli sulle emissioni a camino; installazione di una centralina di controllo della qualità dell’aria e l’uso di motori di ultima generazione. I motori saranno dieci da 2,1 mega watt l’uno.

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