Impediva alla moglie di uscire e lavorare Patteggia 18 mesi

L’uomo doveva rispondere di maltrattamenti in famiglia Contestate anche le lesioni aggravate in presenza dei figli



La moglie non poteva uscire di casa. Ed era opportuno che non andasse più a lavorare. Un marocchino residente a Feltre ha dovuto patteggiare un anno e sei mesi per maltrattamenti in famiglia e lesioni aggravate nei confronti della convivente. Il suo avvocato Nives Zanon aveva concordato la pena con il pubblico ministero Gallego, compresa la sospensione condizionale della pena e il giudice Scolozzi l’ha applicata.

I maltrattamenti contestati avvenivano, nella maggior parte dei casi, sotto l’effetto di alcolici. L’uomo beveva abitualmente e finiva per tornare a casa ubriaco. La insultava con parolacce anche a sfondo sessuale e la minacciava di morte. Le urlava contro, per impedirle di uscire dall’abitazione, anche solo per andare a fare la spesa o per incontrare delle amiche. Non sopportava che lavorasse e potesse essere indipendente dal punto di vista economico ed è capitato almeno tre o quattro volte che l’abbia presa a sberle, pugni e calci. Particolarmente grave l’episodio del primo dicembre dell’anno scorso, quando la donna è stata costretta a rifugiarsi nella stanza da letto dei bambini e a chiudersi dentro a chiave. I minori assistevano a tutto questo, loro malgrado e costituiscono l’aggravante.

Il pestaggio di dicembre ha integrato il reato di lesioni aggravate. La donna è stata costretta a rivolgersi al Pronto soccorso dell’ospedale Santa Maria del Prato di Feltre. I medici le hanno diagnosticato un «trauma contusivo alla spalla destra e lombosacrale, dandole una prognosi di sei giorni. Un codice rosa, che ha messo in moto la magistratura e le forze di polizia. Le indagini preliminari hanno portato l’uomo in tribunale a rispondere sia di maltrattamenti che di lesioni. I fatti erano talmente evidenti ché non c’erano grandi alternative al patteggiamento della pena.

Il pubblico ministero titolare del fascicolo ha ritenuto congrua quella a un anno e sei mesi con pena sospesa e il giudice l’ha sottoscritta, nell’udienza di ieri mattina. Se dovesse ricascarci, l’uomo rischierebbe di finire in carcere. —





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