Impianti a fune, un’estate a mezzo servizio
LIVINALLONGO
Funivie, telecabine, seggiovie sono in gran parte tutte funzionanti, ma girano col 50, forse 60% in meno di presenze rispetto al luglio 2019. In alcuni casi arrivano al 60-70% della capienza nei fine settimana.
Una stagione, insomma, quasi tutta da buttare, ricordando che si è bruscamente interrotta nel gran pienone del carnevale, con un trend straordinario di utenza e una prospettiva di un mese, forse ancora un mese e mezzo di lavoro. «Abbiamo riaperto perché siamo fiduciosi. E riaprendo e lavorando al minimo», spiega Renzo Minella, presidente dell’Anef, l’associazione degli impiantisti, «immaginiamo, anzi progettiamo il futuro».
Non si scoraggiano, gli operatori del settore, neppure davanti all’opportunità di dover rinviare tanti progetti che avevano intenzione di realizzare o almeno di incominciare quest’estate. «Abbiamo dovuto riporre nel cassetto investimenti per oltre 30 milioni di euro, senza contare quelli in corso a Cortina per i Mondiali e in prospettiva olimpica», puntualizza Minella.
Progetti che slitteranno alla prossima primavera, se non ritornerà il virus. Il covid, appunto: ecco la grande paura degli impiantisti. A novembre, se non nevica prima, saranno costretti a fabbricare la neve, con un costo di milioni; se immediatamente dopo arriva l’emergenza, altri investimenti in fumo?
Il problema, fra l’altro, è quello dei bacini d’acqua, ne mancano sei sulle Dolomiti. Solo uno è in costruzione sul Pordoi. Ad Alleghe si è in attesa del bacino da realizzare sopra Piani di Pezzè. Cortina ne ha messi in cantiere almeno tre. Un altro ad Auronzo: «Sono gli obiettivi più urgenti che ci poniamo, insieme ovviamente al rinnovo degli impianti in scadenza», dice ancora Minella.
Poi c’è la Val Pettorina, che coltiva la preoccupazione più grave. Attende la sostituzione dei due skilift tra malga Ciapela e Capanna Bill con una telecabina. Dovrà essere riqualificata anche la pista, installato un nuovo impianto di innevamento e, soprattutto, posizionate opere per la icurezza dei versanti di montagna che quasi ogni inverno originano pericolose valanghe. È pronto a fare la sua parte il “gruppo Funivia Arabba”, che ha acquistato i vecchi impianti; si tratta della stessa società che oggi raggruppa gli operatori di Arabba. Almeno una dozzina i milioni in campo.
La stessa Val Pettorina, considera con allarme la nuova telecabina tra passo Fedaia e Pian dei Fiacconi, anzi, l’arrivo si trova circa 100 metri più sopra. Il timore è che da lì si parta per attraversare il ghiacciaio della Marmolada e agganciare Punta Rocca, creando una concorrenza diretta alla Funivia Marmolada.
Mario Vascellari, il proprietario di quest’ultima, è intanto impegnato a portare avanti il carosello tra Cortina e Civetta, da una parte (passo Giau) e Arabba (altopiano Cherz) dall’altra. Almeno 80 milioni di investimento. Il sindaco di Livinallongo, Leandro Grones, l’ha definito “l’ecomostro” in un pubblico incontro, l’altro ieri, in Val Gardena. Era presente anche il presidente di Dolomiti Superski, Sandro Lazzari, che ha obiettato: «Sì, ma c’è chi lo vuole». «Non lo vuole la popolazione», ha insistito Grones.
Nessun dubbio, invece, sul collegamento fra Cortina e Cinque Torri. Si tratta della cabinovia che parte dai campi da tennis Apollonio e che arriva a Socrepes. Il tutto per una cifra che balla tra i 12 e i 13 milioni di euro, totalmente coperti da Rete Dolomiti. Si sta lavorando alacremente su questo progetto, mentre solo il prossimo anno si procederà con un secondo impianto che collegherà Pocol con le Cinque Torri. —
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