Impiegati ridotti a operai, i sindacati diffidano Safilo
LONGARONE. Il progetto di Safilo per rilanciare l’attività, tramite il trasferimento della produzione in Italia (in particolar modo a Longarone) e attraverso la revisione dell’assetto organizzativo e la “rigenerazione dei talenti”, inizia a creare qualche malcontento all’interno della fabbrica. Gli stessi sindacati di categoria hanno diffidato l’azienda a continuare lungo questo percorso e hanno chiesto un incontro urgente ai vertici della società.
A generare questa forte presa di posizione da parte delle parti sociali è il fatto che ad alcuni dipendenti - soprattutto dell’area impiegatizia - i vertici aziendali avrebbero prospettato, durante colloqui con ciascuno di loro, due soluzioni: il passaggio all’area produttiva, diventando di fatto operai, o la possibilità di uscire dalla fabbrica usufruendo dell’anticipo della pensione. Una prospettiva che non è piaciuta per niente agli interessati e che, secondo i piani aziendali, dovrebbe interessare una trentina di persone.
In un istante dipendenti che per decenni hanno lavorato negli uffici di Safilo si sono sentiti poco considerati, così da far crescere in loro preoccupazione oltre che amarezza. Si sono rivolti ai sindacati che, dopo l’iniziale sorpresa, hanno immediatamente preso provvedimenti.
Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil, insieme con le rsu, hanno scritto un comunicato che hanno affisso nella bacheca dello stabilimento longaronese. Nel documento sottolineano che, «se da un lato il progetto di “rigenerazione” può comportare dei cambiamenti per alcune persone che lavorano a Longarone, dall’altro non è assolutamente accettabile che l’azienda porti avanti dei colloqui individuali proponendo e/o forzando cambi di ruolo e inquadramento professionale senza avere informato la rsu e senza aver minimamente chiarito alle stesse rsu e alle organizzazioni sindacali territoriali il perchè di tali iniziative, il numero delle persone interessate e le condizioni minime che l’azienda intende eventualmente proporre». I sindacati «diffidano pertanto la direzione dal proseguire lungo questo percorso e chiedono un incontro urgente», che è stato già concesso per venerdì.
L’entusiasmo iniziale seguito all’annuncio del piano di rilancio aziendale di una decina di giorni fa, sembra lasciare il posto a qualche perplessità.
I sindacati, se da un lato, sono consapevoli che ogni piano industriale implica dei cambiamenti, dall’altro sono convinti che questo processo vada gestito correttamente, condividendolo con le parti sociali e soprattutto mettendo al centro i lavoratori.
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