Imprenditore in cella per traffico illecito di acciaio ferroviario

Parte dalla procura della Repubblica di Belluno un’inchiesta che ha coinvolto anche il personale dell’azienda di trasporti
Belluno, 27 agosto 2006. Incrocio di due trani regionali a Belluno.
Belluno, 27 agosto 2006. Incrocio di due trani regionali a Belluno.

BELLUNO. Traffico illecito di acciaio dismesso delle Ferrovie dello Stato.

E’ questa l’accusa in base alla quale un imprenditore milanese è finito nel mirino della procura della Repubblica di Belluno che nelle ultime ore ha emesso, nei suoi confronti, una misura cautelare restrittiva. Pochi i particolari filtrati in merito ad una vicenda coperta dal più stretto riserbo. Stando alle indiscrezioni trapelate nelle ultime ore, nell’inchiesta sono stati coinvolti anche alcuni dipendenti delle Ferrovie, a loro volta indagati con l’accusa di peculato.

La delicata inchiesta è stata avviata dalla procura della Repubblica di Belluno. E’ infatti a Belluno che sarebbe iniziato il traffico illecito di acciaio dismesso sebbene poi lo stesso reato sia stato commesso anche in altre province del nord Italia. Per diversi mesi gli investigatori hanno effettuato lunghi ed accurati accertamenti, con il metodo più classico delle indagini: intercettazioni telefoniche e pedinamenti, supportati anche da filmati.

Mesi di indagini che sono sfociate poche ore fa, nell’emissione, da parte del giudice delle indagini preliminari del tribunale di Belluno, Aldo Giancotti, di una misura cautelare nei confronti dell’imprenditore milanese, considerato il fulcro del traffico illecito del materiale appartenente alle Ferrovie.

Come detto, però, nel calderone dell’inchiesta sarebbero finiti anche alcuni dipendenti delle Ferrovie, i quali, già da tempo, sono stati sottoposti a provvedimenti disciplinari.

L’inchiesta, però, continua. Siamo infatti ancora in fase di indagini preliminari. Gli investigatori sono ancora alla ricerca di ulteriori riscontri necessari poi per corroborare l’accusa nei confronti degli indagati.

Top secret, per il momento, sia l’identità dell’imprenditore milanese che quelle dei presunti complici all’interno delle Ferrovie, questi ultimi indagati a piede libero con l’accusa di peculato (un reato punito pesantemente dal codice penale con la reclusione da un minimo di tre ad un massimo di 10 anni).

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