Impresa, nel Bellunese tirano ancora edilizia ed immobiliare
In contrazione i comparti del manufatturiero e del commercio. Bilancio negativo tra aperture e chiusure
BELLUNO. Purtroppo, tira il freno nel settore manifatturiero, specie quello artigianale. Fra dicembre e marzo la provincia di Belluno ha perso 36 sedi d’impresa più di quelle che hanno aperto. Dodici di queste sono riconducibili all’occhialeria. La causa? Gli effetti della pandemia, ma non solo. Tanto che dal 2019 l’industria manifatturiera nel Bellunese ha perso quasi 100 sedi (di cui 86 artigiane), a fronte di “soltanto” un aumento di 13 filiali; la contrazione riguarda soprattutto la metalmeccanica (-52 sedi). L’allarme lo lancia la Camera di Commercio, facendo il punto sulla demografia d’impresa.
«A Belluno, senza l’edilizia e le attività immobiliari, il bilancio sulla demografia d’impresa sarebbe in negativo – conferma il presidente Mario Pozza –. Visti i tempi, teniamoci stretta questa “onda lunga” nell’edilizia: però ho più volte sottolineato i rischi sottesi ad una domanda così “pompata”, soprattutto ora che stanno lievitando i costi aziendali, a discapito soprattutto delle piccole imprese artigiane, e con la questione per nulla chiara della cessione dei crediti. Inoltre, il settore alla saturazione della sua capacità produttiva: e quindi l’altro rischio è che s’innestino componenti spurie nel nostro tessuto produttivo, con tutto ciò che ne consegue».
L’edilizia, si diceva. Negli ultimi anni il comparto non sembrava avvantaggiarsi della scia positiva generata dai vari “bonus”: con il primo trimestre dell’anno compare invece una decisa inversione di tendenza, con +20 sedi d’impresa (in prevalenza artigiane), cui si affiancano +32 imprese nelle attività immobiliari. E gli altri settori? Nel terziario crescono le attività tecniche e professionali (+16) e i servizi operativi di supporto alle imprese (+12). , il comparto del commercio, nel periodo in esame, perde 40 sedi, di cui quasi metà nel commercio al dettaglio. Al tempo stesso, proprio nel commercio al dettaglio si contano +22 filiali. Chiudono le botteghe di proprietà (ormai –104 dal marzo 2019), aprono le catene, i format plurilocalizzati. Il fenomeno accade anche per la ristorazione (-7 sedi, +17 filiali su base annua; –29 sedi, +35 filiali da marzo 2019). Nell’alloggio accade invece che crescano entrambe le tipologie di localizzazioni: +18 le sedi, +16 le filiali. Nel medio periodo, da marzo 2019 alla situazione attuale, le reti plurilocalizzate di alberghi o esercizi alberghieri si espandono a ritmo più veloce (+39 unità) rispetto alle singole sedi d’impresa (+22).
«Aumentano tanto le sedi d’impresa, quanto le filiali, le reti plurilocalizzate, magari che fanno capo a catene con sede fuori territorio sottolinea Pozza –. È un bene che arrivino investimenti, ma è doveroso assicurarci, noi attori del territorio, la qualità di questi investimenti, la loro capacità di generare interazioni virtuose con il territorio». Complessivamente, nel Bellunese da dicembre a marzo hanno cessato 86 sedi d’impresa in più di quelle che hanno aperto: un dato ben diverso di quello dello scorso anno (-18 sedi). «Però bisogna ricordarsi che, al tempo, le cessazioni d’impresa erano “congelate” da vari provvedimenti governativi per l’accesso ai ristori e per la salvaguardia dei livelli occupazionali», mette subito le mani avanti Pozza. Lo stock complessivo di imprese attive in provincia ammonta così a 13.739, non molto sotto lo stock contabilizzato a marzo 2020 (13.760 sedi), prima che incominciassero gli effetti della pandemia con i vari lockdown.
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