In aumento le malattie professionali in provincia di Belluno

L’Anmil evidenzia una crescita del 19% mentre sono in calo (-2%) gli infortuni denunciati nel 1° trimestre rispetto al 2016
Un operaio al lavoro in un cantiere (foto d'archivio)
Un operaio al lavoro in un cantiere (foto d'archivio)

BELLUNO. Calano gli infortuni sul lavoro ma crescono le malattie professionali. I dati, resi noti ieri dall’Anmil, Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro, relativamente al primo trimestre 2017, sono abbastanza positivi per la provincia di Belluno. Dati elaborati dall’Inail fino al 31 marzo e quindi ancora provvisori.

Nel 2016 gli infortuni nel Bellunese sono stati 743; nello stesso periodo di quest’anno sono scesi a 729 (nessuno mortale), con un calo del 2%.

Un dato che la nostra provincia condivide soltanto con quella di Rovigo (che passa da 657 a 615), e di Venezia (che passa da 2.766 a 2.759) e che risulta in controtendenza rispetto al resto del Veneto (passato da 17.296 a 18.530 infortuni denunciati) e ai numeri nazionali (passano da 152.573 a 161.576).

Anche gli incidenti mortali sono in rialzo segnando un +8% (da 176 casi a 190 sempre nel primo trimestre 2016 - 2017). Crescono inoltre in tutta la Regione, le patologie professionali che nel Bellunese passano dalle 57 denunciate nel primo trimestre dello scorso anno alle 68 attuali, con un incremento del 19%.

«Sicuramente», precisa la referente dello Spisal dell’Usl 1 Dolomiti, Daniela Marcolina, «la diminuzione del numero globale degli infortuni è legato in parte alla diminuzione della manodopera, e in parte all’aumento dei controlli e delle pratiche di sicurezza che vengono attuate nelle imprese».

Infatti, non dimentichiamo che fino a qualche anno fa, gli incidenti sul lavoro erano perlopiù legati ai cantieri edili, ma oggi questi tipi di attività sono in diminuzione vista la crisi del settore privato e la mancanza di opere pubbliche.

La provincia di Belluno, secondo i dati di Vega Engineering, è al 56° posto in graduatoria nazionale per quanto riguarda l’incidenza degli infortuni, un dato positivo sicuramente.

«Non migliora, invece, l’incidenza delle malattie professionali», prosegue Marcolina, «soprattutto patologie cronico-degenerative del rachide, delle spalle e della schiena e l’artrosi. Malattie che hanno superato anche i problemi uditivi che si riscontravano maggiormente qualche anno fa».

Questi nuovi problemi di salute, secondo la direttrice dello Spisal, sono da ricondurre «ai lavori pesanti e usuranti e anche all’aumento dell’età media dei lavoratori». Aumento dovuto alle varie riforme pensionistiche che hanno allungato l’età attiva delle persone. Infatti, ad ammalarsi e denunciare le malattie professionali «sono perlopiù persone over 55», precisa Marcolina che sottolinea come i «lavori pesanti e usuranti sono collegati sempre di più alle attività edili, ma anche agricole, manifatturiere e metalmeccaniche».

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E proprio per non abbassare la guardia e coinvolgere sempre più aziende nei controlli per la sicurezza sul posto di lavoro, lo Spisal, su indicazione statale e regionale, da quest’anno ha iniziato a visitare anche settori finora tralasciati come le autofficine, le carrozzerie e i panifici. «Si tratta di attività peculiari», conclude Marcolina. «Carrozzieri e meccanici hanno a che fare con veicoli e quindi il rischio di infortuni c’è sempre, così come c’è anche per i panificatori alle prese con macchinari particolari. Ma anche con farine che possono generare particolari sensibilizzazioni e allergie dell’appartato respiratorio e dermatiti. Questi controlli sono partiti quest’anno e procederanno per un biennio. Sono alcune centinaia le attività di questo settore che devono essere verificate e controllate. I dati di questi accertamenti si potranno avere soltanto l’anno prossimo».

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