«In bici sui sentieri, poco rispetto per gli escursionisti»
BELLUNO. Nessun ostracismo, da parte del Club alpino italiano, contro le mountain bike. Lo conferma il presidente regionale Francesco Carrer. Ma siccome anche in questi giorni le alte quote sono state prese d’assalto dagli appassionati dei rampichini, più ancora che dagli escursionisti, ecco che Carrer e il Cai ricordano le norme da rispettare per le salite e, soprattutto, le discese lungo i sentieri di montagna: larghezza minima del fondo viabile, sull'intero tratto interessato, di 1,5 m; pendenza massima del 20% calcolata su un tratto di 2,5-10 m di lunghezza; mantenimento dell'uso promiscuo (pedonale+ciclabile) in sicurezza del sentiero alpino; percorsi su terreno che abbia caratteristiche fisiche idonee all'uso ripetuto per Mtb.
Norme condivise anche da Cipra, come riconosce il portavoce Luigi Casanova, con una leggera differenziazione: il 10% di pendenza, anziché il 20. Sempre più spesso accade, infatti, che gli sportivi o presunti tali si fiondino giù dappertutto, con grave pericolo per chi cammina tranquillamente. «Non è un modo di dire che la mountain bike viene usata sui ghiaioni piuttosto che sulle rocce», racconta Bruno Zannantonio. «E quindi noi del Cai, che consideriamo con un occhio di riguardo questa pratica, non possiamo che rabbrividire quando incontriamo dei “pazzi” che si gettano a capofitto giù per il ghiaione di forcella Ciavazzole, tra la Val Bosconero e Cibiana».
Cibiana, appunto: il monte Rite del museo fra le nuvole, di Reinhold Messner, è diventata una delle mete più apprezzate dai corridori, che salgono (o scendono) lungo i 7 km di tornante. «Qui le bici sono consentite, perché la strada forestale è larga. Semmai, ciclisti ed escursionisti devono prestare attenzione alle navette».
Non è consentito l’uso delle Mtb sul monte Maiaron, altra classica meta in Cadore. Si tratta della montagna tra il passo Mauria ed il monte Cridola, in faccia a Lorenzago. I ghiaioni, da queste parti, sono interessanti, ma proibiti – almeno ad avviso del Cai e della Regione Veneto – ai rampichini. C’è un problema, fra l’altro, da non sottovalutare, oltre, ben s’intende, a quello della sicurezza: chi va a recuperare i sentieri in quota danneggiati dal passaggio inconsulto delle biciclette?
Il tentativo di sfondare con la Mtb anche attorno alle Tre Cime di Lavaredo è sempre più forte. Nessuno del Cai ha da ridire sulla salita da Misurina al rifugio Auronzo, nemmeno con l’arrivo fino al Lavaredo. Ma più avanti i problemi cominciano a porsi, anche perché lo sconfinamento in bici in territorio di Sesto è vietato e severamente punito.
E cosa dicono gli ambientalisti? «Libertà di passaggio lungo le piste forestali, divieto sui sentieri di montagna, salvo deroghe dei Comuni», sostengono gli ambientalisti con Casanova. «I problemi di sicurezza sono evidenti, ma bisogna tener conto anche dei possibili danni: il transito, ad esempio, dopo un temporale, o anche una semplice pioggia, crea delle canalizzazioni, specie quando si frena, che compromette irrimediabilmente il lavoro di sistemazione dei Comuni e dei volontari del Cai. Chi ripara?». Secondo Casanova, da parte di tanti corridori non c’è alcun rispetto per i pedoni; c’è chi, fra loro, ha la capacità di reagire, tirandosi in parte, altri assolutamente no, e le conseguenze si possono ben immaginare.
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