In centinaia per un posto da ostetrica
LONGARONE. In 400 per un posto a tempo indeterminato da ostetrica. La corsa all’impiego si è consumata ieri a Longarone, negli stand fieristici. Il bando per la preselezione si era chiuso nel giugno scorso e aveva visto 745 iscritti: ieri si è svolta la prova, 60 domande a risposte multiple da svolgere in un’ora, da cui usciranno i 50 candidati che accederanno al concorso vero e proprio di novembre.
La provenienza. Sono arrivati da tutta Italia, da Puglia, Abruzzo, Calabria, Lazio, Sicilia e Campania per lo più, ma non sono mancati candidati anche dal Veneto e dal nord della penisola. Chi con le valige, per aver trascorso una notte in qualche albergo bellunese, chi ha preferito dormire in treno per contenere le spese. D’altra parte si tratta di persone che, pur di lavorare, sono disposte a fare i concorsi in ogni parte della penisola e muoversi di questi tempi su e giù per lo Stivale è dispendioso. Ma in tutti, dopo tante porte sbattute in faccia, c’è la speranza che questa possa essere la volta buona per dare una svolta alla propria vita e fare il lavoro per cui hanno studiato e sudato.
Le esperienze. «Alla fine siamo sempre gli stessi che ci troviamo a questi appuntamenti», dicono Cosmeri 24 anni pugliese e Aurora 23 anni dell’Abruzzo. «Abbiamo sempre voluto fare questo lavoro, per la possibilità di assistere la donna da quando nasce a quando entra in menopausa». «Sì, perché la maggior parte delle persone non sa che le ostetriche non fanno solo nascere i bambini, ma possono essere impiegate nei nidi, nelle sale operatorie, nei corsi preparto, nell’educazione sessuale nelle scuole, insomma la nostra è una professione variegata», dicono Martina, Eleonora e Alice che vengono dalla provincia di Vicenza. «Certo le possibilità di avere il posto sono poche vista la quantità di iscritti alla prova, ma noi tentiamo lo stesso».
L’età media dei candidati va dai 23 ai 25 anni: giovani con alle spalle già diversi concorsi. Ma non sono mancati, comunque, i candidati un po’ più “maturi” con anni di prove alle spalle. Un esempio di ragazzi a lungo precari a cui viene a lungo negata la possibilità di veder realizzare i propri sogni e crearsi una vita.
E c’è chi come Rosa, 33 anni di Caserta che un lavoro ce l’aveva come ostetrica in una clinica privata ma ora è in cassa integrazione e rischia il posto. Con lei un marito disoccupato e a casa un bambino piccolo. «Da 10 anni non faccio più un concorso e ora sono qui perché rischio di perdere il posto di lavoro», dice la donna. «Io e mio marito siamo arrivati questa mattina in aereo, abbiamo noleggiato un’auto perché prendere un treno fino a qui rischiavamo di arrivare tardi e appena finito torniamo a casa. Certo con tanti candidati così, sarà dura», conclude.
Per Imara a Laura, rispettivamente di Enna e Catania, «i concorsi nel nord Italia sono la nostra speranza, perché nella nostra Regione non se ne fanno. Arriviamo a spendere anche 1000 euro al colpo per un concorso che dura tre giorni, tra viaggio e alloggio, per noi è anche una spesa che affrontiamo in qualsiasi parte del Paese perché l’importante è poter lavorare».
Ma intanto, pur di sbarcare il lunario c’è ci fa la commessa, chi la baby sitter, chi dà ripetizioni e chi prosegue gli studi verso la laurea magistrale.
Il primario. «Questo è lo specchio dei tempi, dove l’offerta di lavoro è ridotta rispetto alla domanda», commenta il primario di ginecologia del San Martino, Antonino Lo Re presidente della commissione d’esame. E poi aggiunge: «Oggi siamo qui per un posto, ma fra un anno ce ne saranno di più, per i pensionamenti del personale».
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