In città otto famiglie vivono in condizioni di estrema povertà
BELLUNO. Aumentano le misure per aiutare le persone in situazione di disagio, ma la povertà non risparmia Belluno. In città vivono otto famiglie in condizioni di estremo disagio. Hanno un reddito Isee inferiore ai tremila euro e beneficiano del Sia, il “Sostegno per l’inclusione attiva”, un progetto nazionale che è stato attivato anche in città per fronteggiare un’emergenza. Che esiste.
Anche se i dati trasmessi dai servizi sociali dicono che sono state prese in carico circa le metà delle persone del 2015, questo non significa che il bisogno sia diminuito. «Abbiamo attivato molte altre misure che consentono alle famiglie di risparmiare su alcune spese», spiega l’assessore Valentina Tomasi. «C’è il progetto Dotesport, che sgrava le famiglie dai costi per far fare sport al proprio figlio; tutte le tariffe dei servizi, dalle mense allo scuolabus agli asili, sono modulate in base al reddito; c’è lo Spazio Label, che ha triplicato gli accessi nel triennio e permette ai bambini con disturbi dell’apprendimento e del comportamento di essere seguiti da personale specializzato. Anche questo è un costo che le famiglie non devono più sostenere». Queste misure si uniscono ai progetti mirati per chi ha perso il lavoro, ai ticket che vengono erogati a chi non riesce a pagare la spesa, i farmaci, la legna per il riscaldamento.
Il bisogno rimane. Il Sia ne è la prova. In pratica si tratta della social card, che viene data alle famiglie in grave condizione di disagio. «È stata attivata a settembre dell’anno scorso e ne beneficiano già otto famiglie», spiega la Tomasi. «Copre l’estrema povertà, cioè i nuclei familiari con un Isee inferiore ai tremila euro. Esclude gli individui singoli, è fatto solo per i nuclei al cui interno ci sono un minorenne, un disabile o una donna incinta».
Il Comune aiuta le persone a compilare la domanda e la trasmette all’Inps, che poi eroga il contributo ricaricando la card. Il beneficio economico non è elevato: si tratta di 80 euro per ciascun membro in condizione di estrema povertà, fino a un massimo di 400 euro al mese per i nuclei dove ci sono cinque o più persone in questa situazione.
Le otto famiglie che rientrano nel programma Sia non beneficiano di altri aiuti.
Anche i single sono in difficoltà. Non sono solo le famiglie a chiedere aiuto ai servizi sociali. Nel 2016 sono state prese in carico 273 persone (nel 2015 erano 457), equamente divise tra italiani (137) e stranieri (136). Nel 2015, invece, gli italiani seguiti erano oltre il doppio degli stranieri. Anche 49 single hanno chiesto un aiuto (erano 73 nel 2015). Si aggiungono alle 68 famiglie con minori (nel 2015 erano 105) e alle 15 in cui invece non ci sono bambini.
Ticket per comprare legna e farmaci. L’anno scorso il Comune ha erogato 54.623 euro di aiuti a 78 nuclei familiari (170 persone). L’anno precedente aveva speso 60.405 euro per 119 famiglie e 250 persone. In particolari sono stati erogati buoni per fare la spesa per 11.610 euro, per comprare farmaci per 1.070, per acquistare legna per 360 euro, voucher per 13.040 euro. A ricevere i ticket sono state 34 famiglie con minori, sette famiglie di adulti e 31 persone single.
Inserimenti lavorativi. Nel 2016 è stato attivato anche il Ria, Reddito di inclusione attiva, un progetto regionale che segue il vecchio “Rui” e che prevede inserimenti lavorativi. Ne sono stati fatti tredici l’anno scorso. «Si tratta di misure temporanee, che durano da 6 a 12 mesi, ed è un problema perché non garantisce la continuità lavorativa alla persona in difficoltà», conclude la Tomasi. «Ogni anno le risorse a disposizione sono cresciute, ma dovrebbe diventare strutturale e complementare al Sostegno inclusione attiva».
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