In costante aumento i lavoratori domestici

In 10 anni in provincia sono cresciuti dell’85% passando da 1.374 a 2.553, sempre di più i bellunesi

BELLUNO. Cresce il numero di lavoratori domestici in provincia di Belluno, che passano dai 1.374 del 2005 ai 2.553 dell’anno scorso, con un incremento dell’85%. Un fenomeno esploso anche grazie alle diverse sanatorie che si sono succedute negli anni.

E se prima questo tipo di attività era ad appannaggio quasi esclusivo degli stranieri, ora, complice anche la crisi che ha fatto perdere l’impiego a molti, costringendoli a casa ma con mutui e una famiglia da mandare avanti, sembra essere stata rivalutata anche dai bellunesi. Infatti, dai 433 bellunesi che nel 2005 erano lavoratori domestici, nel 2014 si è passati a 582 con un aumento del 34%.

A darne notizia è l’Inps che nei giorni scorsi ha pubblicato i dati relativi al lavoro domestico in Italia e nel Veneto aggiornati all’anno scorso. Questa crescita è effetto di due fattori sociali che si sono incrociati: il progressivo invecchiamento della popolazione e delle persone anziane non autosufficienti da una parte e dall’altra l’immigrazione straniera femminile.

A livello nazionale i lavoratori domestici sono passati da 479.139 nel 2005 a 898.429 nel 2014, mentre in Veneto si è passati da 32.265 a 68.333.

Si tratta, quindi, di un settore di lavoro che non risente della crisi anche se l’impressione di Maurizia Rizzo della Fisascat Cisl del Veneto è che «ci sia ancora una consistente presenza di lavoro irregolare (dove il contratto copre solo una parte del rapporto di lavoro effettivo) o sottopagato con l’uso, illegittimo, dei voucher: e non stiamo parlando di prestazioni occasionali, magari della signora che viene a stirare una volta alla settimana».

A raddoppiare è anche la percentuale degli uomini (erano 6 su cento nel 2005, sono 12 su 100 dieci anni dopo) senza considerare le punte registrate negli anni 2009, 2010 e 2013 e 2013 per effetto delle sanatorie.

Un incremento ancora maggiore in Veneto riguarda i lavoratori domestici assunti come badante: dai 5.300 del 2005 agli oltre 31.000 del 2014. Anche qui Rizzo chiarisce come i numeri siano sottostimati: molte lavoratrici occupate effettivamente come badanti sono contrattualizzate come colf per il semplice fatto che il costo del lavoro è minore: «La nostra osservazione, empirica, ma realistica, ci dice che le badanti in Veneto sono almeno 40-45 mila». Tra le badanti regolari l’Inps registra che la percentuale immigrati provenienti dai paesi dell’Est Europa è, nei decennio, sempre superiore all’80%.

«Il lavoro domestico – commenta Rizzo- è un ambito di lavoro che necessita di una grande attenzione da parte di tutti, istituzioni comprese. Questi lavoratori, ancora oggi, hanno una tutela sociale insufficiente. Pensiamo solo all’importo della pensione che andranno a maturare dopo 30-40 anni di lavoro. Rimane aperto il tema della la formazione professionale. Dobbiamo uscire dalla spontaneità e, spesso, dall’indifferenza verso anziani e donne immigrate».

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