In cura 17 persone che hanno perso risparmi, case e auto
BELLUNO. Ha 48 anni ed è maschio il tipico giocatore d’azzardo patologico bellunese, quello che si rivolge ai servizi dell’Usl per cercare di combattere la propria dipendenza.
L’azienda sanitaria si è attrezzata per far fronte a un disagio in forte crescita, che ha dei risvolti sociali importanti, rischiando di distruggere la persona che ne soffre e tutti coloro che le stanno intorno, a cominciare dalla famiglia. Persone che hanno dilapidato o quasi l’intero patrimonio, persone alle quali, nei casi più estremi, viene affiancato il cosiddetto amministratore di sostegno, chiamato a gestire il patrimonio e l’ammontare quotidiano di cui il “malato di gioco” può disporre.
«In realtà», spiega il direttore del dipartimento Dipendenze dell’Usl 1, Alfio De Sandre, «quando si rivolgono ai nostri servizi, ci troviamo di fronte a situazioni di dipendenza che durano da qualche anno, per colpa delle quali i “pazienti” vivono situazioni conflittuali a livello relazionale, economico ma anche fisico. Sì, perché la continua ansia di vincere spesso si manifesta a livello somatico, ad esempio con disturbi del tratto gastrointestinale».
Da quando una norma nazionale ha inserito la dipendenza da gioco d’azzardo patologico tra i livelli essenziali di assistenza, e cioè dal primo gennaio 2013, ai SerD sono arrivati 17 pazienti: 14 maschi con età media poco sotto i 50 anni e tre donne. Spesso, poi, questo problema è correlato anche a una dipendenza da alcol. «Ma questo è soltanto la punta dell’iceberg di un fenomeno in forte espansione, per risolvere il quale è necessario coinvolgere l’intera comunità», sottolinea De Sandre. «Queste persone si sono giocate gli interi risparmi di una vita, la casa, l’auto, centinaia di migliaia di euro in alcuni casi, anche se non è facile quantificare l’ammontare della perdita, perché i più tendono a ricordare sempre la vincita che arriva dopo tante sconfitte. Molte delle persone che abbiamo visto», prosegue il direttore del SerD, «hanno aperto anche dei finanziamenti per pagare altri finanziamenti attivati per coprire il debito da gioco: situazione quindi molto pesanti. E la crisi amplifica tutto questo, perché avere meno soldi incita a giocare e a tentare la sorte. E cosa dire del bombardamento mediatico sul gioco d’azzardo che incentiva queste abitudini nocive».
Per curare questa dipendenza, sono a disposizione tre unità dipartimentali a Belluno, Auronzo e Agordo, équipe opportunamente formate. A Cusighe è anche attivo un gruppo psico-educativo che coinvolge non solo i pazienti, ma anche i familiari; contemporaneamente c’è anche un gruppo di auto mutuo aiuto per le famiglie (il martedì dalle 18 alle 19.30 con due operatici) nell’edificio accanto alla polizia locale di Belluno.
Un altro problema emergente, poi, è la dipendenza dai mezzi tecnologici. Sempre più ragazzini evidenziano crolli del rendimento scolastico, difficoltà relazionali e una perdita di interesse per tutto quello che li circonda, perché sempre alle prese con l’iPad o cellulari. «Sono situazioni misconosciute, che ancora non sono esplose in tutta la loro evidenza, ma che cerchiamo di monitorate», conclude De Sandre.
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