In forte aumento cervi e caprioli a rischio la sicurezza ma anche la salute
belluno
È allarme fauna selvatica in provincia di Belluno. Cervi, caprioli, cinghiali sono in aumento esponenziale, mentre crescono gli incidenti stradali causati dall’attraversamento degli animali e anche i danni provocati alle colture e ai pascoli. Ma con il proliferare di queste specie si registra anche un incremento dei rischi di malattie, prima tra tutte la Tbe da morso di zecca. Questi parassiti, infatti, considerano come ospiti graditi proprio cervi, cinghiali e caprioli, per cui più aumentano gli ungulati più crescono la diffusione delle zecche e i pericoli di contrarre le malattie da essere trasmesse.
Le stime, eseguite nella primavera scorsa, in provincia di Belluno parlano della presenza di 9.400 cervi, 13.650 caprioli, 7.150 camosci e 2.250 mufloni. Si tratta di numeri in continua crescita se si pensa che nel 2015 i cervi, ad esempio, erano 7.700 e i mufloni 1.700. Sui cinghiali, animali che creano non poco disagio alle colture, il dato non c’è, poiché non vengono eseguiti censimenti in quanto specie soggetta a eradicazione.
«Sappiamo che il loro numero è in continua crescita, tanto che se continua così potremmo, tra qualche anno, trovarceli direttamente in giro per Belluno», dicono dal servizio Caccia di palazzo Piloni che monitora la popolazione selvatica. «D’altra parte a Genova o a Berlino i cinghiali vivono tranquillamente nei giardini pubblici cittadini».
«I cervi sono in aumento», dicono dalla polizia provinciale, «come hanno dimostrato i censimenti che sono stati eseguiti. Tramite delle termocamere, che rilevano le emanazioni di fonti di calore, siamo in grado di fare una stima di questi ungulati. Nel tempo, visto i progressi della tecnologia, ci saranno altre strumentazioni capaci di rilevare ancora più dettagliatamente la presenza di questi animali».
Un aumento dettato dalla possibilità di reperire il cibo in maniera molto semplice. Basta pensare alla crescita delle aree boschive determinate dall’abbandono dei territori da parte degli uomini. La stessa cosa vale anche per i caprioli che «però sono più sensibili ai mutamenti climatici, di anno in anno.
Il loro numero, infatti, varia a seconda del clima. Ricordiamo che l’anno in cui ci fu una grande nevicata i caprioli erano diminuiti, anche se comunque la loro quantità si aggira sempre sui 12-13mila capi.
In aumento anche la popolazione di camosci. Una specie che, però, dal 1995 deve lottare con la rogna sarcoptica. «La malattia era partita proprio da Auronzo per poi raggiungere in questi anni anche la parte meridionale del Parco nei pressi di Sovramonte. E se all’inizio la popolazione di camosci è stata decimata, poi sono comparsi degli individui residenti che, tramite la selezione naturale, stanno predominando. La malattia, quindi, mieterà sempre meno vittime. Per quanto riguarda i mufloni, specie non autoctona, nei prossimi anni dovremo attenderci un calo drastico soprattutto ora che c’è il lupo. Infatti, si è visto che in tutte le zone dove le due specie sono presenti, il lupo ha la meglio».
Con l’aumento della fauna selvatica aumentano anche gli incidenti stradali causati dal loro attraversamento delle strade. «È difficile dire di quanto siano aumentati visto che da due anni il rilevamento di questi incidenti non è più compito della polizia provinciale. Comunque dal 2003 al 2016 sono cresciuti del 30% passando da 296 a 392». —
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