In fuga dal mattone «Le tasse ci uccidono»
CORTINA. “La casa è stata munta troppo”. Questo il grido d’allarme lanciato ancora una volta da Confedilizia del Veneto.
Ieri i sette presidenti delle organizzazioni provinciali si sono incontrati a Belluno per fare il punto sulla situazione.
Una situazione che non è per niente rosea, «anzi, oseremo dire drammatica», commentano Michele Vigne, riconfermato alla presidenza Regionale, e Diego Triches, alla guida di Confedilizia Belluno.
«La tassazione ha raggiunto un livello tale che fino a pochi anni fa chi era proprietario della propria abitazione costituiva l’80%, mentre ora è il 67%. Sono dati nazionali, ma che ricalcano un trend diffuso anche nella nostra provincia. Basti pensare che ci sono persone che vendono la casa di proprietà perché non riescono a sostenere i costi che implica. E non stiamo parliando di grandi proprietari, ma di semplici famiglie colpite da una tassazione esagerata».
Insomma, la casa non è più un “bene rifugio”, ma è stata ridotta a un investimento da cui fuggire. «Per capire quanto è grave la situazione basti pensare che se nel 2007 un’abitazione valeva 200 mila euro, ora si è scesi a 100-120 mila», dice ancora Vigne. E il rischio è che anche in provincia di Belluno si possa a breve arrivare a quanto sta accadendo in altre province venete: a Verona e Padova già qualcuno ha preso la decisione di scoperchiare capannoni industriali non utilizzati, affinché diventino “collabenti”, ossia non suscettibili di produrre reddito, e poter quindi pagare una tassazione ridotta. A Cerignale, nella montagna piacentina, qualcuno ha tolto i tetti anche a case non abitate, per farne certificare l’inagibilità. «La tassazione sta distruggendo la proprietà», aggiunge Vigne, «e tutto ha iniziato a peggiorare con il governo Monti, le cui manovre hanno appesantito gli oneri per i proprietari e abbattuto il valore dei beni. Monti ha dimostrato di avere quella che Einaudi avrebbe chiamato “superbia satanica”, in questo caso di chi vuole fare ingegneria finanziaria. E a rimetterci non sono i fondi immobiliari o la grande proprietà, ma la proprietà diffusa: l’edilizia è stata bloccata per far arrivare soldi alle banche».
A farne le spese sono anche i centri storici e i negozi. «Finché le tasse continueranno a essere applicate in questo modo», fanno presente Vigne e Triches, «nemmeno il centro storico di Belluno potrà sperare in un recupero della residenzialità e delle attività produttive. E, d’altra parte, pedonalizzare in toto non è la strategia adatta per farlo rivivere».
E l’appello va anche alle pubbliche amministrazioni: «I Comuni hanno margini di recupero ancora alti», afferma Vigne, «nel senso che invece di tassare le abitazioni dovrebbero andare a tagliare sulla burocrazia degli enti pubblici in cui si sta inventando il lavoro, con incarichi di dirigenza pagati in modo esagerato». I politici, secondo i vertici di Confedilizia, devono finalmente capire che «la casa non è il solito pozzo di San Patrizio. Anzi, il fondo si è toccato da un pezzo».
«Alla base c’è anche una finzione giuridica», riflette Giuliano Marchi, presidente Confedilizia Venezia, «ossia il credere che la categoria di “rendita catastale” significhi ricchezza: per quanto riguarda la piccola proprietà diffusa, quella tra l’altro più colpita dalle tasse, proprietà non è sinonimo di ricchezza. Tanto più che a essere tartassati sono coloro che devono pagare mutui e, con la Tasi, anche gli inquilini che vivono in affitto».
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