«In Metalba senza arretrati e premio»

Longarone. La Fiom Cgil replica al comunicato aziendale. E accusa la New.Co anche di lavoro al limite della sicurezza

LONGARONE. Lavoro al limite della sicurezza, arretrati non ancora pagati, premio di risultato congelato da due anni. Altro che sindacato anni ’70, «Metalba: “linguaggio da padroni delle ferriere dell’ ‘800”»: così Benedetto Calderone, della Fiom Cgil, risponde alle dichiarazioni della società, dove si sono rotte le trattative su una serie di punti e dove il sindacato annuncia proteste alla ripresa dalle ferie. Calderone sottolinea che i lavoratori fanno turni a ciclo continuo e che sono due anni che non beccano il premio di risultato. Di più: «Attendono ancora, pazientemente la liquidazione di quanto loro dovuto (2 mensilità arretrate e i ratei di tredicesima del 2014)», denuncia il sindacalista, replicando alle affermazioni aziendali.

«Siamo lieti di apprendere dal responsabile della comunicazione Metalba che usiamo un linguaggio della politica sindacale degli anni ’70. Ciò presuppone che, nonostante nello stabilimento di Fortogna si lavori a ciclo continuo, dal lunedì alla domenica e dal 1 gennaio al 31 dicembre e nonostante si sia “vessati e sfruttati” (cito dal comunicato aziendale) i lavoratori trovino il tempo di studiare la storia ed il linguaggio sindacale degli anni ’70. Siamo comunque più moderni del responsabile comunicazione Metalba che usa un linguaggio padronale in puro stile ottocentesco. Poveri imprenditori che acquisiscono le aziende con spirito altruistico e con la volontà di portare ricchezza e sviluppo ai lavoratori ed ai territori che li ospitano, osteggiati da vecchi sindacalisti che, pur di mettere loro i bastoni tra le ruote, rifiutano offerte migliorative da parte dell’azienda che porterebbero tanti soldi in tasca ai lavoratori!», ironizza il sindacalista che bolla anche «di basso profilo il maldestro tentativo in cui si cerca di contrapporre i lavoratori di Longarone a quelli di Bassano, sostenendo la singolare tesi secondo cui, per colpa nostra, si mettono a repentaglio i livelli occupazionali dello stabilimento gemello di Bassano». «Sapremo portare avanti le nostre rivendicazioni con i colleghi di Bassano». I 130 lavoratori di Bassano sono in Cig da più di 2 anni «segno evidente che le strategie industriali della Società che ha acquisito la vecchia Metalba, non hanno saputo rilanciare la produzione e stanno mettendo a rischio la tenuta degli attuali livelli occupazionali». Secondo Calderone «è grazie ai sacrifici dei lavoratori che hanno continuato a lavorare per 42 ore settimanali (2 in più rispetto alle 40 contrattuali), che hanno sottoscritto un accordo in cui accettano il trasferimento, e non la liquidazione, del proprio Tfr dalla vecchia alla nuova società, che hanno rinunciato al premio preferiale, che non hanno percepito il premio di risultato degli ultimi 2 anni, che continuano a lavorare sotto organico, che hanno atteso, e attendono ancora, pazientemente la liquidazione di quanto loro dovuto (2 mensilità arretrate e i ratei di tredicesima del 2014), che continuano a lavorare ai limiti delle norme sulla sicurezza, visto che degli investimenti tanto promessi, si è visto ben poco, che la Metalba è ancora in essere».

Quanto all’orario «vero motivo del contendere, l’azienda non ha mostrato volontà di arrivare ad un accordo e ha semplicemente deciso di applicare, in maniera unilaterale, una turnistica che non prevede alcuna riduzione di orario, nessuna assunzione, alcun incremento delle maggiorazioni agganciate ai turni disagiati. Insomma: lavorare di più, guadagnando di meno. È questa la ricetta imprenditoriale per uscire dalla crisi che stiamo attraversando. Privatizzare i profitti, socializzare le perdite, per usare un linguaggio da anni ‘70. Se questa è la logica della Metalba troverà, con i mezzi che lo stato di diritto ci mette a disposizione, la nostra ferma opposizione!».

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